In provincia di Trapani, chi inneggia il boss Matteo Messina Denaro, può ricevere due trattamenti, c'è chi torna a coprire la carica di consigliere comunale e chi, una volta passato a miglior vita, non ha la funzione funebre pubblica.
L'ultimo caso è quello di Filippo Sammartano, di Campobello di Mazara, deceduto giovedì per cause naturali all'età di 58 anni. Il questore di Trapani, Maurizio Agricola, ha vietato, per ragioni di ordine pubblico, la celebrazione dei funerali pubblici per Sammartano che in passato è stato condannato per associazione mafiosa. Sammartano era rimasto coinvolto in due diverse inchieste antimafia: nel 97 in “Progetto Belice” e nel 2010 in “Golem 2”. Negli atti dell'ultima inchiesta Sammartano veniva visto come appartenente alla cosca di Campobello. Inoltre in base alle intercettazioni effettuate nel corso delle indagini è emerso, tra l’altro, che Sammartano avrebbe pronunciato frasi inneggianti il boss latitante Matteo Messina Denaro.
Il caso di Sammartano si ricollega a quello che sta avvenendo in questi giorni a Castelvetrano, dove c'è imbarazzo per il reintegro al consiglio comunale di Lillo Giambalvo.
Riprende il suo scranno a Palazzo Pignatelli, dopo l’assoluzione al processo Eden 2, in cui era accusato di essere un fiancheggiatore di Matteo Messina Denaro.
Il Prefetto, così come prevede la legge, ha rimosso la sospensione di Lillo Giambalvo. Il presidente del Consiglio Comunale, come prevede la legge, ha confermato il suo reintegro nel massimo consesso civico della città.
Ma l’assoluzione certamente non cancella le pesanti intercettazioni emerse.
Intercettazioni in cui Giambalvo, racconta con nostalgia e trasporto i suoi incontri col vecchio capomafia don Ciccio Messina Denaro: “Minchia c'era un profumo di caffè. ‘Entra, Lillo prenditi il caffè', oh zu Cicciu assa benerica, minchia ci siamo abbracciati e baciati, io ogni volta che lo vedevo mi mettevo a piangere perchè... mi smuvia...”
Un sentimento acceso anche nei confronti del superlatitante Matteo Messina Denaro:
“…Lui nel mentre era andato da mio zio Enzo (il mafioso Vincenzo La Cascia, campiere dei Messina Denaro e sorvegliato speciale nda)”
“Io non lo avevo riconosciuto a primo acchito, era invecchiato…”
“…Abbiamo fatto mezz'ora di pianto tutti e due... Lillo come sei cresciuto? Lillò... e io mezz'ora di pianto…”
Certo, difficile dire se gli incontri ci siano stati davvero o siano stati frutto della sua fantasia. Ma questo non cambia poi molto l’impostazione valoriale del personaggio che, intercettato dai Carabinieri, arriva perfino a dire: “Se io dovessi rischiare 30 anni di galera per nasconderlo rischierei! La verità ti dico! Ci fossero gli sbirri qua? E dovessi rischiare a mettermelo in macchina e farlo scappare io rischierei. Perche io ci tengo a queste cose”.