A Castelvetrano è il giorno del ritorno di Lillo Giambalvo in consiglio comunale.
Il consigliere che “ammirava” il boss Matteo Messina Denaro, almeno così lasciano intendere le intercettazioni che catturavano la sua voce parlando della primula rossa, del super latitante più ricercato in Italia.
Giambalvo non è mafioso, lo ha stabilito il tribunale di Palermo che lo ha giudicato con rito abbreviato. Non fa parte della consorteria mafiosa di Castelvetrano, sentenziano i giudici.
Perchè Giambalvo è stato arrestato nel corso dell’operazione antimafia Eden 2, uno dei tanti blitz contro i fiancheggiatori di Messina Denaro. Dopo il suo arresto il Prefetto di Trapani, così come predispone la legge Severino, aveva disposto la sospensione dalla carica di consigliere comunale. Carica che aveva ottenuto qualche mese prima, grazie ad un rimpasto di giunta e dopo un paio di tentativi andati a vuoto. Lillo, come lo chiamano gli amici, all’anagrafe è Calogero, si è dichiarato da subito innocente. Dopo la sospensione del prefetto dal carcere Giambalvo faceva dire al suo avvocato che si sarebbe dimesso da consigliere comunale. Così non è stato, però. Al tavolo del Presidente di Palazzo Pignatelli, Vincenzo Cafiso, non arrivò mai la lettera di dimissioni. Ora, però, con l’assoluzione, come prevede la legge, decade la sospensione, e il Prefetto ha disposto il reintegro. Ritornerà a fare il consigliere con conseguente cessazione dalla carica di Consigliere Comunale supplente di Bartolomeo Caraccioli.
E quella di oggi sarà una seduta curiosa in consiglio comunale, per vedere le reazioni dei colleghi che rincontrano il consigliere finito in carcere per mafia. Sempre se ci saranno reazioni. Perchè sì, Giambalvo è stato assolto, ma quelle intercettazioni ci sono e sono pesanti. Bisognerà vedere come reagirà la maggioranza, che in queste ore doveva riunirsi per discutere del caso. Giambalvo dopo il suo ingresso in consiglio comunale aveva aderito al gruppo di Articolo 4.
Il sindaco Felice Errante ha l’approccio diplomatico. “Le sentenze vanno osservate e non si commentano. Da un punto di vista morale e politico nutro forti dubbi su quello che potrà accadere in consiglio. Certo le dichiarazioni fatte da Giambalvo e intercettate sono deprecabili e incompatibili con il modo di fare della mia amministrazione. C’è un problema di natura etica e morale. Ripeto, le sentenze non le commento ma da un punto di vista etico quelle frasi sono deprecabili”.
Le frasi sono quelle ascoltate dai ros dei carabinieri e trascritte nell’ordinanza di arresto. Intercettazioni in cui Giambalvo, racconta con nostalgia e trasporto i suoi incontri col vecchio capomafia don Ciccio Messina Denaro: “Minchia c'era un profumo di caffè. ‘Entra, Lillo prenditi il caffè', oh zu Cicciu assa benerica, minchia ci siamo abbracciati e baciati, io ogni volta che lo vedevo mi mettevo a piangere perchè... mi smuvia...”
Un sentimento acceso anche nei confronti del superlatitante Matteo Messina Denaro:
“…Lui nel mentre era andato da mio zio Enzo (il mafioso Vincenzo La Cascia, campiere dei Messina Denaro e sorvegliato speciale nda)”
“Io non lo avevo riconosciuto a primo acchito, era invecchiato…”
“…Abbiamo fatto mezz'ora di pianto tutti e due... Lillo come sei cresciuto? Lillò... e io mezz'ora di pianto…”
Certo, difficile dire se gli incontri ci siano stati davvero o siano stati frutto della sua fantasia. Ma questo non cambia poi molto l’impostazione valoriale del personaggio che, intercettato dai Carabinieri, arriva perfino a dire: “Se io dovessi rischiare 30 anni di galera per nasconderlo rischierei! La verità ti dico! Ci fossero gli sbirri qua? E dovessi rischiare a mettermelo in macchina e farlo scappare io rischierei. Perche io ci tengo a queste cose”.
Ancora più gravi le intercettazioni del consigliere Giambalvo, nel commentare con un suo parente la collaborazione di Lorenzo Cimarosa (cugino del latitante arrestato nell’operazione Eden). “Minchia se ti racconto l'ultima. Cimarosa collaboratore di giustizia! Lorenzo Cimarosa! Minchia!! E' su internet cose tinti picciotti miei. Tu te lo immagini? Troppo tinta la parte è! Io non capisco più niente...boh...ha detto che in due mesi gli ha dato 60 mila euro a Patrizia per portarli a suo fratello...a tutti consuma chissu... la prima volt se l'è fatta bello sereno la galera e ora si scantà”.
La “soluzione” ipotizzata lascia senza parole: “Si fussi iè Matteo appena iddu....accussì latitante iè ci ammazzassi un figghiu...e vediamo se continua a parlare...perchè come si fa? Minchia chiuddu di dintra! Ehh iddu docu...tutti possono parlare tranne lui!!”
“Se lo devono bloccare s'hanna smuovere”.
E’ un tipo dal cuore caldo, Giambalvo. E qualche giorno fa è intervenuto anche su Facebook scrivendo che avrebbe avuto intenzione di tornare in consiglio e di ricandidarsi alle prossime elezioni. Il commento poi è stato cancellato, rimosso, ritirato, proprio come l’annuncio delle dimissioni oltre un anno fa.