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01/02/2016 10:00:00

Mafia: Eden 2, oggi nuova udienza a Marsala

 Nuova udienza oggi a Marsala del processo "Eden 2".  Il processo che si svolge a Marsala è carico di  tre delle persone coinvolte nell’operazione antimafia “Eden 2”. In una delle ultime udienze ha parlato  Lorenzo Cimarosa, cugino acquisito del boss latitante Matteo Messina Denaro, ascoltato in qualita' di testimone. Il procedimento vede imputati Luciano Pasini, di 27 anni, Andrea Pulizzi, di 50 anni, e Vito Tummarello, di 54 anni, e riguarda la rapina ad un deposito di un azienda di trasporti di Campobello di Mazara e un tentativo di estorsione ai danni di Giovanni Li Gambi. "Nonostante io non fossi un mafioso, ero visto come il cugino di Messina Denaro. Se io dicevo una cosa, quella era. Per ventanni - ha aggiunto - io non ho avuto niente a che fare con la famiglia, ma dopo l'arresto di Giovanni Filardo del 15 marzo 2010 abbiamo ripreso i rapporti". Cimarosa, nonostante abbia contribuito agli approfondimenti giudiziari, non e' mai stato riconosciuto come collaboratore di giustizia e lo scorso maggio e' stato condannato dalla Corte d'Appello di Palermo a cinque anni e quattro mesi di detenzione. "Tutto gira attorno ai Messina Denaro a Castelvetrano - ha detto Cimarosa sulla rapina - non era possibile fare una rapina del genere senza chiedere il permesso alla famiglia. Un giorno si presento' in un mio magazzino Luca Bellomo, nipote acquisito di Messina Denaro, e mi chiese se potevo tenergli un bauletto. Accettai, ma poi diedi un occhiata e vidi due pistole. Ebbi paura e ne parlai con Francesco Guttadauro, nipote del cuore di Messina Denaro e poco dopo Bellomo se le venne a riprendere. Poi, il 6 novembre 2013, quando Giovanni Filardo usci' dal carcere si lamento' per la rapina perche' apparteneva ai Graviano, ne parlai con Guttadauro che mi disse di stare tranquillo visto che la societa' ormai era amministrata dallo Stato".

L’operazione “Eden 2”, diretta dal procuratore aggiunto della locale D.D.A. Teresa Principato, e coordinata dai sostituti procuratori Carlo Marzella e Maurizio Agnello, ha approfondito e accertato le attività criminali del mandamento mafioso di Castelvetrano, che ha avuto al suo vertice, Francesco Guttadauro, figlio di Filippo e Rosalia Messina Denaro, fino al suo arresto avvenuto nel dicembre 2013. Guttadauro, con l’autorizzazione formale dello zio Matteo Messina Denaro, arrivata anche tramite i soliti “pizzini”, avrebbe riorganizzato la struttura criminale con nuove affiliazioni e l’avvio di un “pervasivo e rigido controllo del territorio attuato con metodi violenti e intimidatori”. Avvalendosi del cognato Girolamo “Luca” Bellomo e di un “agguerrito gruppo criminale”, avrebbe dettato “nuove modalità operative incentrate anche sulla consumazione di rapine ed estorsioni nei confronti di operatori economici locali, intimiditi con danneggiamenti, percosse e finanche sequestri di persona”.