Chiuse le indagini sui lavori al porto di Castellammare del Golfo, appalto da 40 milioni di euro, aggiudicato nel 2005 e al centro di mille polemiche. La Procura di Trapani ha notificato quattro richieste di rinvio a giudizio per altrettante persone: Mario Giardina, direttore del cantiere del porto, Leonardo Tallo, direttore dei lavori nominato dall’assessorato regionale ai lavori Pubblici, Rosario Agnello, legale rappresentante della società consortile Nettuno e Domenico Parisi, rappresentante dell’associazione temporanea d’imprese composta dalle imprese Coveco, Comesi e Cogem, dichiarata aggiudicataria dell’appalto nel 2005.
Risale al 2005 l’aggiudicazione della gara di appalto da parte della Regione Sicilian per il porto di Castellammare attraverso il Genio civile delle opere marittime; nel 2010 il sequestro del cantiere, poi nel 2013 un parziale dissequestro. Adesso arriva la richiesta di rinvio a giudizio. Al centro dell'inchiesta il sospetto di una frode nell'utilizzo di forniture e nell'esecuzione dei lavori, con l'utilizzo, in particolare, di cemento depotenziato, e altro materiale non corrispondente a quanto previsto dal capitolato d'appalto. I lavori, anche dopo il dissequestro, non sono mai ripresi. Per il primo stralcio di lavori si è resa necessaria una perizia di variante poiché dopo oltre cinque anni dal fermo parte di quanto già realizzato è risultato danneggiato. Per il completamento del primo stralcio rimangono circa 7 milioni di euro di opere da realizzare dalla ditta aggiudicataria dell’appalto, il consorzio veneto Coveco. I lavori del secondo stralcio, finanziati con circa quindici milioni di euro, saranno effettuati dalleditte Sics e Cfc Costruzioni.
Le indagini sul porto di Castellammare si legano all’inchiesta antimafia chiamata Cosa Nostra Resort. Nelle intercettazioni noti esponenti di Cosa nostra venivano beccati mentre parlavano proprio del porto e della Siciliana Inerti e Bituminosi Srl come azienda per la fornitura di materiale per il porto. Era stato anche un pentito, Gaspare Pulizzi a parlare ai pm di quell’appalto e che si tenne addirittura un summit convocato dagli allora latitanti Salvatore e Sandro Lo Piccolo per mettere a posto Castellammare.