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06/02/2016 04:00:00

Castelvetrano, la Fontana della Ninfa illuminata di viola per l’Epilepsy Day

Accolta a Castelvetrano l’istanza presentata dal presidente del Kiwanis Club di Castelvetrano, Francesca Gentile, per sensibilizzare la cittadinanza sulla tematica dell’epilessia, attraverso l’illuminazione di un monumento cittadino con il colore viola. Il monumento che è stato scelto è la Fontana della Ninfa, che per tre sere domenica 07, lunedì 08 e martedì 09 febbraio sarà illuminato di viola, che il colore scelto dagli organismi internazionali, per sensibilizzare la cittadinanza ad una malattia neurologica che registra numeri sempre più crescenti.

 Inoltre, nei prossimi giorni il club continuerà questa campagna di informazione presso le scuole, portando tutto il personale che vi opera e gli alunni stessi a saper affrontare le crisi delle persone affette anche attraverso un opuscolo. 

Cenni storici sulla Fontana della Ninfa La Fontana della Ninfa fu realizzata nel 1615 e posta a conclusione dell’acquedotto che dalle sorgenti di Bigini conduceva l’acqua potabile a Castelvetrano. Il monumento, simbolo del buon governo rivolto alla felicità pubblica, venne innalzato in posizione dominante sulla piazza dei Commestibili (attuale Umberto I), luogo di rappresentanza e centro ove convergevano i quattro quartieri in cui era divisa la città (S. Giacomo, S. Nicolò, S. Antonio e S. Giovanni).

Incastonata in uno  smusso angolare della piazza, la fontana era concepita come quinta prospettica urbana, secondo un intento scenografico, che ha diretti rimandi nella cultura del tempo. Erano quelli gli anni in cui a Palermo venivano progettati e realizzati i “Quattro Canti” (1609-1620), prospetti architettonici dotati di imponenti vasche per fontane, che definivano lo spazio all’incrocio viario principale della città.

L’articolazione del monumento di Castelvetrano si sviluppa in senso verticale e mostra i segni di un nuovo gusto: un sistema di volute inquadra i quattro ordini di vasche; in alto la statua della ninfa dell’acqua è inserita in una nicchia con catino a conchiglia e sormontata da un timpano curvilineo spezzato. La figura mitologica reca in mano una cornucopia, simbolo di abbondanza, e una brocca dalla quale sgorga l’acqua che confluisce per caduta nella vasche sottostanti. L’intero apparato doveva concludersi con una trabeazione classica (di cui rimane visibile un triglifo al centro) e un piccolo attico su colonne, sostituito nel 1890 con un coronamento recante lo stemma civico con la “palma” e l’iscrizione Palmosa Civitas Castrum Veteranum. Il motivo stilizzato della palma ricorre fra gli ordini di vasche, assumendo significati simbolici ben precisi. La lapide commemorativa, oltre a riportare la dedica alla corona spagnola, il nome del principe Giovanni Aragona Tagliavia, quelli dei giurati di Castelvetrano e dell’architetto Orazio Nigrone (una interessante personalità appartenente a una genealogia di maestri napoletani esperti di idraulica), testimonia la consapevolezza che l’acqua di Bigini era la stessa che approvvigionava Selinunte, una scoperta resa pubblica solo nel 1558 da Tommaso Fazello.