Il Porto di Trapani (assieme all’aeroporto) è l’infrastruttura che in questo momento, se debitamente supportata e potenziata, può rappresentare la chiave di volta in termini di sviluppo per il nostro territorio, pertanto, siamo pronti a sostenere ogni possibile azione tesa a preservare la piena autonomia gestionale, operativa e finanziaria dello stesso e confermiamo, come già fatto in precedenti occasioni, la nostra forte perplessità rispetto al provvedimento che accorpa il porto di Trapani, Termini Imerese e Porto Empedocle in un unico sistema con Palermo che assumerà il ruolo di sede della nuova autorità di Sistema”.
Il Presidente di Confindustria Trapani scrive al Presidente Crocetta, che ha subito raccolto l’invito e incontrerà nei prossimi giorni, per rappresentare le forti preoccupazioni in merito ai contenuti dello schema di decreto legislativo sulla Riforma dei Porti. Dopo aver appreso, dagli organi di stampa, della intenzione del Presidente della Regione di impugnare il decreto del Governo sugli accorpamenti, probabilmente dettata dall’intento di preservare le autonomie delle Città Metropolitane, Bongiorno fa sentire la propria voce ricordando anche la posizione di Trapani e del suo porto che non vogliono essere mortificati e fagocitati dal vicino e concorrente Porto di Palermo.
“Vorremmo sottolineare – dichiara Gregory Bongiorno – che soltanto il mercato, la libera concorrenza e la capacità di fare impresa possono e devono determinare le sorti dell’economia di un territorio e che esse non possano né debbano stabilirsi per decreto. Tale accorpamento si potrebbe, infatti, tradurre in un forte ridimensionamento della capacità competitiva dello scalo trapanese, al servizio di un “efficientamento” dei traffici commerciali a tutto vantaggio del porto di Palermo”.
“È il momento che questa vertenza – continua Bongiorno – non sia sostenuta e confinata soltanto alle imprese e agli operatori direttamente interessati, ma che abbia l’appoggio ed il coinvolgimento di tutte le forze politiche, sociali ed istituzionali affinché, ognuno per il proprio ruolo, si faccia carico, anche politicamente, delle conseguenze che il progetto di riforma dei Porti, nascosto sotto le mentite spoglie di un disegno di pianificazione e razionalizzazione delle spese, provocherà se ad esso verrà dato corso nella forma che è stata proposta dal governo Centrale”.