Mancino e Rognoni erano i soggetti che erano stati indicati sia dal signor Franco che dai carabinieri come coloro che avrebbero potuto garantire un minimo di fattibilità nel dialogo per fermare l'ondata stragista e di omicidi che già era in corso. Loro erano a conoscenza di questo dialogo fra i carabinieri e mio padre. Lo ha detto Massimo Ciancimino, durante la terza deposizione al processo sulla presunta trattativa Stato-mafia che si è tenuta all'aula bunker del carcere Ucciardone di Palermo. Mio padre non stimava né il ministro Mancino che il ministro Rognoni - ha aggiunto Ciancimino - perche' non li faceva cosi' politicamente strutturati per garantire un cambio del sistema legislativo nella lotta al crimine organizzato. Mi disse che cercava di far presente sin da allora che uno dei soggetti con cui bisognava veicolare questo tipo di dialogo era piuttosto Violante, essendo un ex magistrato, ma soprattutto lo vedeva come 'un'anima nera' di tutto quello che era l'intreccio tra politica e magistratura, l'unico che gestiva il potere all'interno di quest'ala.
"Mio padre fin da subito disse che non si poteva dialogare con Riina, aveva intenzione di farlo prendere. Era un pazzo, non guardava lontano dalle sue scarpe. Inizialmente mio padre mi disse 'la colpa è tua, è nostra', che abbiamo alimentato questo tipo di situazione. Se avessimo fatto subito prendere potere a Provenzano, forse la strage di Borsellino si sarebbe potuta evitare" ha aggiunto Massimo Ciancimino.