Ennesimo tuono, ma alla fine non è accaduto nulla. Il consigliere comunale di Castelvetrano Lillo Giambalvo resta in carica e nessun «collega» presenterà le dimissioni. Per chiedere un intervento è arrivato a Castelvetrano il vicepresidente della Commissione Antimafia, Claudio Fava. Una conferenza stampa riservata ai giornalisti che si è trasformata in un incontro pubblico «croccante»: «Sono qui per accendere i riflettori sul caso del consigliere Giambalvo. Sono qui per la Castelvetrano che, contro le mafie rischia, ci mette la faccia, ha scelto da che parte stare». L'episodio è noto e riguarda il consigliere comunale prima arrestato e poi assolto - dalle accuse di associazione mafiosa e tentata estorsione - dalla Corte d'Appello di Palermo lo scorso dicembre.
Le manette scattarono nel dicembre 2013, con l'operazione Eden 2. Nell'ambito delle indagini, gli agenti dei Ros riportarono alcune intercettazioni in cui Giambalvo (in conversazione con il presidente del consiglio comunale Francesco Martino) esprimeva stima e ammirazione verso Matteo Messina Denaro ed il padre Francesco (morto in latitanza nel 1998) e auspicava l'uccisione di uno dei figli di Lorenzo Cimarosa, che in quei giorni aveva iniziato a collaborare con i magistrati. Il consigliere dopo l'assoluzione – lo scorso 15 gennaio – si è reinsediato nell'aula comunale. «Ho letto le dichiarazioni post insediamento di Giambalvo – ha continuato Fava -, ma lui non prende neppure le distanze da ciò che è stato riportato nelle intercettazioni. La mia domanda al consiglio comunale, ai tanti che si considerano antagonisti di Messina Denaro: come è possibile farvi coesistere con chi ammira, apprezza, stima il latitante e si augura la morte di uno dei figli di un collaboratore di giustizia. E' una questione di decenza morale. Andatevene, lasciatelo solo in consiglio comunale».
Poi Fava ha annunciato le richieste che sottoporrà alla Commissione Antimafia. «Chiederò in Commissione l'accesso agli atti del Comune di Castelvetrano e l'audizione del sindaco Felice Errante. A Brescello è bastata una dichiarazione inopportuna del sindaco (di un mafioso disse: «è una persona gentile, tranquilla ed educata») per portare all'accesso agli atti. Castelvetrano non è Messina Denaro, ma qui stiamo assistendo a ciò che è avvenuto a Palermo negli anni ottanta con Ciancimino. Qui il linguaggio dei simboli lascia il segno. Qui per i funerali della madre di Panicola è partito l'applauso all'arrivo di Vincenzo Panicola. Qui Elena Ferraro ha denunciato Mario Messina Denaro ed il comune non si è costituito come parte civile. Questi sono i luoghi ed i momenti in cui decidiamo se la nostra crescita civile può avvenire».
In tarda serata poi è stato il momento del consiglio comunale. Presenti le telecamere de Le Iene, che hanno "esaltato" il consigliere Francesco Bonsignore finito in ospedale in seguito all'agitazione. Si è presentato Giambalvo che, a margine, ha ammesso candidamente ciò che aveva detto ad amici e giornalisti in questi giorni. «Non mi dimetto e non capisco perché dovrei farlo, la stessa magistratura che mi ha arrestato, ha chiesto la mia assoluzione e adesso il consiglio mi reintegra, cosa c'è di strano? Quelle intercettazioni non sono state considerate valide, attendiamo la pubblicazione della sentenza – continua Giambalvo – io non ho mai detto quelle frasi, conosco i figli di Cimarosa e mai mi sarei permesso di pensare una cosa del genere. Quelle trascrizioni sono una sorta di miscuglio inesistente, vedrete nella sentenza». Durante la seduta del consiglio il consigliere ha lasciato l'aula e, in chiusura, nessuno ha presentato le dimissioni. «Il giorno dopo l'insediamento di Giambalvo – ha detto il consigliere comunale Pasquale Calamia (Pd) – abbiamo diramato una nota in cui ci dissociavamo. Esprimevamo la nostra incompatibilità, ma non presenterò le dimissioni per il semplice motivo che, anche se tutti ci dimettessimo, il sindaco resterebbe in carica e il mandato continuerebbe regolarmente. Purtroppo, le dimissioni, non avrebbero senso». E chissà quanto sghignazzano i boss.
Marco Bova
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LA REPLICA DE SINDACO FELICE ERRANTE A FAVA. “Tra i doveri di un sindaco rientra certamente quello di difendere la propria comunità da ogni tentativo di infiltrazione mafiosa nelle istituzioni. Da sindaco ho compreso, altresì, che occorre difendere le stesse istituzioni democratiche anche da certa antimafia. Oggi Castelvetrano e’ al centro di un uragano mediatico senza precedenti con la presenza di testate giornalistiche nazionali (Italia 1, Rai, La7, Repubblica) che rincorrevano, ognuno da par loro, la notizia del momento! Succede anche questo nella mia amata città, dove un autorevole parlamentare, che mai ha incontrato il sindaco della città, il quale mai ha chiesto di sentire l’idea di questi in proposito, chiede le dimissioni di un organo elettivo, il consiglio comunale, atteso il reintegro disposto dal signor prefetto di trapani del signor calogero giambalvo, sulla scorta della sua recente assoluzione in sede penale. Non avrei nulla da eccepire se l’azione portata avanti dall’ on.claudio Fava fosse un’attività di tipo politico posta in essere da un partito verosimilmente antagonista nella prossima tornata elettorale. Ho tanto da lagnarmi se lo stesso, sfruttando la sua carica di vicepresidente della commissione nazionale antimafia da una scuola statale di castelvetranoin sede di conferenza stampa chiede le dimissioni dei componenti del massimo consesso civico, rei di avere tra i colleghi uno di loro assolto da un’altra istituzione dello stato e reintegrato nella sua funzione, da altra ancora. Secondo la mia formazione e senza ipocrisia questa e’ anarchia, situazione nella quale le leggi vengono piegate e utilizzate per fini altri. Da detta conferenza mi è giunta notizia, infine, in maniera assolutamente irrituale oltre che irrispettosa che sarò presto convocato in audizione presso la commissione nazionale antimafia. Doverosamente risponderò a tutte le loro richieste in assoluta serenità, chiederò, tuttavia di sapere, se quello che sta accadendo può trovare accoglimento in uno stato che, ancora mi piace pensare, essere uno stato di diritto. Resi i chiarimenti alla commissione informerò il signor prefetto di trapani dell’incontro di tal che mi recherò al Viminale chiedendo un incontro urgente al signor ministro dell’interno, onde ottenere puntuali indicazioni alle quali diligentemente mi atterrò per il rispetto che nutro per la istituzione che rappresento”.