Negli ultimi anni in Italia è cresciuta l’attenzione sul tema della violenza di genere. Lo stalking, gli abusi ai danni delle donne, le violenze domestiche, sia fisiche ma prima di tutto psicologiche. Le donne vittime di violenze da parte degli uomini devono ricevere cure e supporto adeguati, da parte di centri e personale specializzato. A Marsala, come in tutta la Sicilia, negli ultimi anni sono spuntati un po’ come funghi centri e associazioni che si occupano di violenza di genere, anche non avendone i titoli. Lo denunciano da quando esistono le operatrici del Centro Antiviolenza La Casa di Venere di Marsala, che sabato scorso hanno tenuto una conferenza per ribadire il lavoro che viene fatto, la professionalità che occorre nel gestire situazioni delicate, e che i Centri antiviolenza sono regolamentati da una legge che ne fissa i parametri. Alla conferenza ha partecipato anche il Pm in servizio presso la Procura di Marsala, Silvia Facciotti. Il magistrato ha spiegato che nella procura lilibetana esiste un sottogruppo che si occupa dei reati che riguardano le fasce deboli. Ha anche spiegato che negli ultimi due anni alla Procura di Marsala sono arrivate 150 notizie di reato per maltrattamenti in famiglia e 130 notizie di reato per stalking. “Sono dati che possono far allarmare ma significa anche che è aumentata la forza delle donne di denunciare. L’auspicio è che oltre ai centri per le donne nascano anche centri di recupero per gli uomini maltrattanti”, ha detto la pm.
Francesca Parrinello, è la presidente della Casa di Venere, il Centro che a Marsala si occupa di violenza contro le donne.
Il nostro centro è l'unico a Marsala che ha le carte in regola. Noi accogliamo le richieste di aiuto delle donne vittime di violenza. In Sicilia i centri antiviolenza spuntano come funghi dall'oggi al domani, senza avere la formazione idonea che viene richiesta dalla legge regionale Vinciullo.
Siccome tutto ciò che è “anti” porta con sé una certa dose di business, di carriere, e potere che si può amministrare, da qui spuntando centri antiviolenza che possiamo definire tarocchi.
Il problema è proprio questo. Di violenza di genere fino a 20 anni fa non se ne parlava. Esisteva, lo studiavamo, la mia esperienza è decennale, io ho studiato sul campo, e ho cominciato proprio in uno dei più grossi centri che c'è in Sicilia che è la Rete Centri Antiviolenza di Siracusa di Raffaella Mauceri, una giornalista che ha dedicato gran parte della sua vita a difendere le donne vittime di violenze. Il tema da qualche anno a questa parte è diventato il cavallo di battaglia di tantissimi politici a tutti i livelli. Si aprono tanti di quei sportelli con una facilità incredibile. Il tutto senza conoscere che cosa è un centro antiviolenza, non sanno nemmeno la cultura del genere femminile, della storia femminile.
Ci sono tanti centri antiviolenza tarocchi a Marsala?
Ci sono alcuni che si definiscono centri antiviolenza ma non lo sono. Perchè il centro antiviolenza non si limita solo ad aiutare le donne ad uscire da questa spirale di violenza. Ma è allo stesso tempo una scuola di pensiero.
La violenza in sé è solo uno dei “momenti” che tratta il centro antiviolenza.
Alle spalle c'è tutto il nostro lavoro di statistiche e di aiutare le donne ad avere autostima, a riprendere un discorso di identità. Insegniamo loro a volersi bene. Dopo anni di violenza psicologica subita escono distrutte. Ci sono tante di quelle cose che portiamo avanti.
Quante siete?
Siamo 35 socie effettive, come socie operative siamo 17. Siamo tutte formate, c'è una equipe multidisciplinare. Ci son psicologhe, avvocati. Ci sono casi di stalking, e casi più gravi. Ci sono pedagogiste e tutte quelle professionalità richieste dalla legge. Una legge che abbiamo generato noi dalla Rete Centri Antiviolenza. Vinciullo è stato l'unico ad essere sensibile a questo tema, mentre le deputate regionali donne pensavano ad altro.
Da quanto tempo siete operative?
Siamo operative a Marsala da 3 anni. Anche se la formzaione richiede tanti anni.
In tre anni quanti casi avete seguito?
Tante donne si sono rivolte a noi, non solo telefonicamente ma anche fisicamente nei locali che avevamo una volta e che abbiamo dovuto riconsegnare al Comune. In questo momento siamo alla ricerca disperata di una sede.
Una volta eravate in un bene confiscato alla mafia.
L'abbiamo dovuto riconsegnare.
Perchè?
Tempo fa questo bene era stato messo al bando per un progetto chiamato “Progetto Viola”. Una casa per dare rifugio a donne vittima di violenza. Abbiamo dovuto riconsegnarlo, noi non siamo casa rifugio. Su questo c'è un po' di confusione. Il bando è stato scritto in maniera anomala. Aspettiamo che il bene venga affidato, vigileremo su come viene gestito. Il problema è che nasce una casa rifugio che deve dare accoglienza a una donna che scappa di casa per le violenze che subisce, però è idiozia allo stato puro aprirla a Marsala per le donne di Marsala, si mette a repentaglio la loro incolumità.
Se fosse per le donne di Trapani avrebbe un senso perchè c'è una distanza.
Qua siamo troppo vicine.
Quel bene poi è al centro della città.
Ma non solo. È sponsorizzato. Le case rifugio devono essere segrete. Tempo fa ho accompagnato una ragazza, rifugiata a diversi chilometri da Marsala, a fare una denuncia per stalking e ho litigato con le forze dell'ordine perchè volevano sapere l'indirizzo. Non posso rivelarlo. Il bando è stato fatto con l'amministrazione Adamo ed è stato vinto da una cooperativa marsalese. Questa casa rifugio non è mai aperta.
E voi dove siete?
Non abbiamo sede. Non possiamo non aiutare le donne che continuano a chiamarci. Abbiamo un buon rapporto con le forze dell'ordine ci contattano nel momento in cui si trovano davanti a situazioni che devono essere attenzionate, sopratutto perchè abbiamo la possibilità di rifugiarle nel giro di poco tempo. L'amministrazione sta facendo di tutto per reperire un immobile.