La commissione Antimafia farà tappa a Trapani. Lo ha deciso l'Ufficio di presidenza dell'organismo parlamentare nella riunione tenutasi a Palazzo San Macuto. I deputati svolgeranno delle audizioni a Trapani dopo la richiesta del vicepresidente Claudio Fava di convocare il sindaco di Castelvetrano, Felice Errante, in relazione al caso del consigliere comunale Lillo Giambalvo. Quest'ultimo, arrestato nel novembre 2014 dai carabinieri nell'ambito dell'operazione antimafia "Eden II", è stato assolto lo scorso dicembre in primo grado ed è tornato al suo posto in Consiglio lo scorso 25 gennaio. Nelle intercettazioni dell'inchiesta Giambalvo esprimeva giudizi lusinghieri nei confronti della famiglia del boss mafioso latitante Matteo Messina Denaro
Da più parti sono state chieste le dimissioni di Giambalvo: Fava ha anche chiesto le dimissioni in massa di tutti i consiglieri, ricevendo però dalla maggioranza di centrodestra un secco no. L'antimafia nazionale è quindi adesso intenzionata ad aprire un "caso Trapani". Secondo le prime indicazioni verranno sentiti il prefetto Falco, i procuratori di Trapani e Marsala, magistrati, giudici e investigatori. Ma l'elenco potrebbe allargarsi. In occasione di questa missione è probabile che venga ascoltato anche Errante. L'ufficio di presidenza della commissione antimafia però non ha ancora fissato la data del viaggio.
La nota del Sindaco Errante sulla visita della Commissione Nazionale antimafia:
“La visita della Commissione Nazionale Antimafia nella nostra provincia è un segnale importante che manifesta la presenza dello Stato a sostegno delle istituzioni democraticamente elette- afferma Errante- Spiace ancora una volta di dovere apprendere le notizie dai giornali, ma oramai così è, in barba ad ogni norma di legge che disciplina la materia. Mi auguro che la Commissione ritenga utile la mia audizione per fornire loro tutti i chiarimenti necessari sì da poter sgomberare ogni dubbio sulle ultime vicende che hanno, nostro malgrado, riguardato la città di Castelvetrano. Ritengo, inoltre, che debba essere investita del problema anche la Commissione Regionale Antimafia, alla quale ho già avanzato richiesta di audizione. Questo ulteriore clamore mediatico non risolve, tuttavia, il problema della incompatibile presenza di Giambalvo in Consiglio Comunale, ma certamente continua a gettare discredito su una comunità che continuo a pensare e sostenere essere per la maggior parte formata da persone perbene".
Intervento del Pd sul caso Giambalvo - Anche il partito democratico nella sua veste congiunta del circolo di Castelvetrano e dell'Unione Provinciale, interviene sul caso del consigliere Calogero Giambalvo. Qui la nota completa:
Il Partito Democratico ribadisce e conferma la posizione assunta sin dal dicembre 2014, sulla questione del rientro del consigliere Giambalvo, dopo il clamore mediatico che ha coinvolto la Città di Castelvetrano.
Non è superfluo ricordare che Giambalvo è entrato in Consiglio comunale per lo scorrimento della lista del Sindaco in cui era stato candidato, a seguito della nomina ad Assessore del consigliere Giuseppe Rizzo. La scelta è stata esclusivamente del Sindaco, per accordi presi dal Sindaco direttamente senza coinvolgimento delle forze della sua maggioranza di allora anzi contro il parere di molti, certamente con il dissenso politico del Partito Democratico.
Ma naturalmente il Sindaco si difende cercando di scaricare su altri le responsabilità politiche delle sue scelte! Ancora una volta, mostrando una immaturità politica sempre maggiore, cerca di coinvolgere il Pd nella questione Giambalvo.
Il Partito Democratico è il partito che si costituisce parte civile nei processi di mafia!
Il Pd è il partito che, dopo pochi giorni dall’arresto a dicembre 2014, ha invitato il consigliere Giambalvo a dimettersi per la gravità delle vicende che lo vedevano coinvolto e per non delegittimare le istituzioni che rappresentiamo. Richiesta che reiteriamo ancora oggi.
Dimissioni mai richieste da altre forze politiche. Dimissioni che comunque non sono mai arrivate.
In quella stessa occasione, avevamo esortato Amministrazione e tutte le forze politiche a tenere alta l’attenzione per rendere impermeabili le istituzioni alla criminalità mafiosa.
Posizione ribadita e confermata nella seduta di Consiglio comunale del 25 gennaio 2016 durante la quale il PD si è chiaramente dissociato da ogni comportamento o espressione inneggianti il latitante Messina Denaro e ha affermato l’isolamento dalla gestione della cosa pubblica di chi matura tali convinzioni.
In quella seduta del 25 gennaio scorso, la stessa netta presa di posizione non è venuta dal Sindaco né dalla sua maggioranza.
Anzi: il Sindaco, come mero notaio di provvedimenti prefettizi, dichiara che il consigliere Giambalvo ha il diritto di partecipare alle sedute del Consiglio Comunale e di poter esaurire il suo mandato fino alla scadenza naturale, mentre condanna con forza dichiarazioni che “in qualche maniera” possano rappresentare “un certo romanticismo” nella descrizioni del fenomeno mafioso. E ancora difende l’assessore Rizzo per le sue esternazioni contro organi inquirenti e giudici finchè il suo pensiero è in linea con l’azione portata avanti dall’Amministrazione.
La stessa leggerezza sulle affermazioni di Giambalvo si riscontra nel documento firmato dai consiglieri di maggioranza. Nessuna indignazione, nessuna richiesta di dimissioni, nessun isolamento.
I comunicati che sono stati diffusi in questi ultimi giorni, oltre a essere postumi al clamore mediatico hanno altra finalità: prendere, in forte ritardo, le distanze da Giambalvo che dichiara di essere un consigliere di maggioranza, uscire dall’imbarazzo, distrarre i cittadini dai problemi della Città che questa amministrazione e questa maggioranza non riesce a risolvere.
Il malessere che la nostra comunità oggi manifesta, caso Giambalvo a parte, riguarda piuttosto le inadempienze politiche e amministrative del Sindaco che ha deluso tutte le aspettative che in lui erano state riposte. Tanto da cercare aiuto e solidarietà di onorevoli, di sindaci di altri comuni e persino dai precari del Comune.
Restare in Consiglio oggi, all’opposizione di questa amministrazione, è un dovere che sentiamo di potere portare avanti, non per attaccamento alla poltrona o all’indennità di consigliere, ma perché chi svolge con correttezza e trasparenza il proprio ruolo istituzionale non ha nulla da temere. Anzi, proprio perché non abbiamo mai vissuto il nostro impegno politico come un lavoro, chiediamo di rinunciare all’indennità di funzione dei consiglieri comunali o che venga sospesa l’indennità.
Partito Democratico
Circolo di Castelvetrano
Partito Democratico - Unione Provinciale di Trapani