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04/03/2016 06:25:00

Giuseppe Gullotta: "Si perde ancora tempo per il risarcimento. Io vivo grazie ad aiuti"

Non vedo luce, che vi devo dire. Dal 25 novembre del 2015 i giudici si sono riservati di decidere, ma non si capisce per quale motivo, una volta che le udienze sono terminate, debbano metterci tutto questo tempo per emettere la sentenza”. Sono parole di grande amarezza, quelle che ci ha raccontato al telefono Giuseppe Gulotta, che aspetta da più di tre mesi, ormai, la decisione dei giudici di Reggio Calabria sul risarcimento ( gli avvocati Cellini e Lauria hanno chiesto 56 milioni di euro) che gli spetta per aver vissuto una vita – non vita, trascorrendo 22 anni di carcere e subendo, in totale, una vicenda giudiziaria lunga 36 anni. Condannato nel 1990 all’ergastolo per essere ritenuto l’esecutore materiale della Strage di Alcamo Marina, avvenuta la notte del 27 gennaio del 1976, in cui furono uccisi i due giovani carabinieri Carmine Apuzzo e Salvatore Falcetta. Qualche giorno dopo la strage, Giuseppe, che all’epoca aveva diciotto anni e faceva il muratore, fu prelevato dai carabinieri dalla casa dei suoi genitori, e da quella tragica notte in cui subì ogni tipo di tortura, fin quando, sfinito, firmò un verbale in cui si dichiarava colpevole della strage, la sua vita cambiò corso.

Solo nel 2007, per il rimorso di coscienza di uno dei carabinieri, il maresciallo Renato Olino, presente quella notte, finalmente la verità è venuta a galla. Gulotta e gli altri ragazzi ritenuti colpevoli erano totalmente estranei ai fatti. Si è potuto così riaprire il processo che, finalmente, il 13 febbraio 2012 ha visto Giuseppe Gulotta assolto con formula piena. Inizia, così, una nuova vita, finalmente da uomo libero, ma è una vita che non ha scelto, certamente condizionata da quello che gli è  accaduto. “In questo periodo, anche per via dell’età, - non sono più giovanissimo -, è quasi impossibile trovare un lavoro, - ci racconta Giuseppe -, ho chiesto un sussidio in questi anni che mi consentisse di vivere nell’attesa del risarcimento ma lo Stato lo ha sempre negato. Oggi devo dire grazie alla Caritas diocesana di Firenze e a qualche amico che mi consente di andare avanti. Di recente anche un ex calciatore della Fiorentina Moreno Roggi, ha voluto conoscermi e con la sua associazione di beneficenza “Glorie Viola” mi ha dato un aiuto. In quest’ultimo periodo – continua - abbiamo fatto qualcosa, ho partecipato a degli incontri, che registrano tanta solidarietà da parte della gente, sono stato anche su una rete tv nazionale per cercare di dare visibilità alla mia storia, ma non si muove foglia, ancora nulla da parte di chi deve decidere. Abbiamo anche avviato, assieme ai miei avvocati Baldassare Lauria e Pardo Cellini, la Fondazione "Giuseppe Gulotta" per assistere chi si trova condannato ingiustamente, dando la possibilità di avviare la procedura di revisione del processo”.

C’è tanta amarezza, come dicevamo all’inizio, nelle parole di Gulotta, ma mai rabbia. E’ così per uno Stato che non lo ha protetto e che non è mai riuscito a chiedergli scusa. Ora c’è anche questa attesa interminabile per avere in fondo un risarcimento che non gli restituirà mai quello che gli è stato tolto ma che almeno potrà consentirgli di affrontare la vita in maniera meno pesante. Al termine della nostra chiacchierata telefonica, gli abbiamo chiesto qualcosa riguardo alla commemorazione che è stata fatta a fine gennaio nell’occasione del 40° anniversario della strage. Anche in questo caso dalle sue parole traspare delusione e sconforto. “Come sapete non ho partecipato, qualche giorno prima mi era stato detto da uno degli organizzatori che sarei stato invitato. Non si è fatto più sentire. In un servizio televisivo, invece, ho visto l’intervista ad un rappresentante dei carabinieri a cui è stato chiesto: "perchè non si ricordano anche le altre vittime innocenti della Strage di Alcamo Marina, oltre ai due poveri Apuzzo e Falcetta?. La risposta del militare è stata molto significativa: non posso rispondere”. Silenzi che continuano, e, soprattutto, risposte e giustizia che lo Stato nega a Giuseppe Gulotta