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05/03/2016 06:30:00

Castelvetrano, caso Giambalvo. Cittadini in piazza: "Ci hanno fatto fare una figuraccia"

 “Ci hanno fatto fare una pessima figura. Ma noi non siamo così, perché li abbiamo votati in buona fede ed in buona vede volevamo essere rappresentati”.
E’ quello che più persone hanno dichiarato ai nostri microfoni, davanti la piazza del Comune. Una manifestazione di una sessantina di cittadini che, nonostante il maltempo, hanno voluto essere presenti prima e durante il terzo consiglio comunale (quello del primo marzo) che si è svolto da quando il consigliere Giambalvo è stato reintegrato, dopo l’assoluzione in primo grado per mafia.
L’assoluzione non ha cancellato le gravi frasi registrate dai Carabinieri che, pur non avendo rilevanza penale, pesano come macigni sulla classe politica della città.
Non sono arrivate le dimissioni di Giambalvo. E non sono arrivate nemmeno quelle del consiglio comunale, così come aveva suggerito Claudio Fava, vice presidente della commissione parlamentare antimafia nazionale.

Il 21 febbraio scorso sono arrivate però Le Iene, che hanno prodotto un terremoto politico con una ridda di comunicati stampa e una richiesta plebiscitaria di dimissioni nei confronti del politico fan dei Messina Denaro. Poco più di una settimana dopo l’uscita della trasmissione, hanno parlato quasi tutti. Imbarazzati sia per l’audio delle frasi intercettate, che per le reazioni sopra le righe di alcuni consiglieri comunali che volevano impedire ai giornalisti de Le Iene di intervistare Giambalvo. Nel consiglio comunale svoltosi dopo la “puntata dell’imbarazzo”, stavolta i consiglieri non si sono limitati alle solite condanne “contro ogni forma di…” o “contro coloro che inneggiano a Matteo Messina Denaro”. Stavolta la richiesta è diretta: hanno chiesto in coro le dimissioni di Giambalvo, “perché incompatibile con la loro presenza”.
Le frasi intercettate, il cui audio è stato diffuso dalla trasmissione de Le Iene, sono molto gravi.
Essere disposti a rischiare 30 anni di galera per nascondere il boss, o auspicare l’uccisione di un figlio al collaboratore di giustizia, sono frasi che renderebbero chi le ha pronunciate incompatibile perfino per una riunione di condominio.

E forse ha giocato molto proprio l’imbarazzo nel far scendere in piazza quel gruppo di cittadini. Niente striscioni, fischietti, megafoni o bandiere. Hanno manifestato con la presenza.
Abbiamo cercato di saperne di più, sentendo l’opinione di qualcuno.
“Il consigliere Giambalvo non ci ha fatto fare una bella figura agli occhi dell’Italia – ha detto un ragazzo - Ed inoltre non siamo orgogliosi del sindaco. Non può professarsi antimafia, quando poi succedono certe cose”.
In pochi erano lì per chiedere le dimissioni di massa, anche perché ormai sarebbero davvero tardive. Ma la Piazza è mista.
E oltre a chi ha affermato molto chiaramente che “l’obbligo dei consiglieri e del sindaco sarebbe stato quello di, al momento dell’entrata di Giambalvo, uscire tutti fuori in segno di protesta”, qualcuno ha sostenuto che il consiglio comunale “ha dimostrato di non essere per la legalità, ma colluso in maniera spaventosa con le principali forse del territorio”.

Mentre qualcun altro ha giurato di conoscere almeno cinque consiglieri comunali che si sono comprati il voto a 50 euro.
E sulle pesanti intercettazioni di Giambalvo, c’è stato anche chi ha detto che “forse un po’ tutti la pensiamo così, abbiamo forse detto ‘ci ammazzassi...’, però uno che riveste quel ruolo, non dovrebbe…”.
La gente che assisteva all’intervista però si è fatta sentire: “Non condividiamo assolutamente”.
La piazza è mista.
E chissà, a volte, le reazioni all’imbarazzo producono degli effetti collaterali.

Egidio Morici