“Parlerò con il ministro dell’Interno e poi adotterò le consequenziali soluzioni” aveva detto il sindaco Felice Errante all’inviato de Le Iene il 15 febbraio scorso.
Le “soluzioni” si riferiscono al consigliere comunale Calogero Giambalvo, diventato un “problema” dopo che Le Iene ne hanno diffuso la storia: arrestato, assolto e reintegrato per legge in consiglio. Ineccepibile sotto il profilo della rilevanza penale, ma incompatibile sul piano dell’opportunità politica e su quello morale. Nonostante la sentenza, infatti, le intercettazioni rimangono. E l’audio di quelle più pesanti è stato addirittura diffuso durante la seguitissima trasmissione di Italia Uno dello scorso 17 febbraio. Tutti hanno saputo che il consigliere si sarebbe fatto volentieri 30 anni di galera pur di nascondere il boss Matteo Messina Denaro. E, se fosse stato nei suoi panni, avrebbe ammazzato un figlio al collaboratore di giustizia per dissuaderlo dal parlare.
Il problema è proprio questo: l’hanno saputo tutti. E quindi, sindaco e consiglieri si sono trovati d’accordo nel chiedere, tardivamente, le sue dimissioni (stavolta in modo diretto e senza giri di parole) per togliere dall’imbarazzo la città. Imbarazzo per le frasi. Imbarazzo per le reazioni scomposte del consiglio comunale alle domande de Le Iene. Imbarazzo per le “scuse” e gli strumentali mea culpa.
Ma Giambalvo tiene duro. Non si dimette. Anche sindaco e consiglieri tengono duro. E perché dovrebbero dimettersi loro? Si dimetta lui.
Nel servizio andato in onda ieri sera, Le Iene avanzano l’ipotesi che Alfano potrebbe avere anche il potere di rimuoverlo per legge. L’articolo 142 del decreto legislativo 267 del 2000 recita infatti che “Con decreto del Ministro dell'interno il sindaco, il presidente della provincia, i presidenti dei consorzi e delle comunità montane, i componenti dei consigli e delle giunte, i presidenti dei consigli circoscrizionali possono essere rimossi quando compiano atti contrari alla Costituzione o per gravi e persistenti violazioni di legge o per gravi motivi di ordine pubblico”.
E siccome l’articolo 54 della Costituzione recita che “I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore”, Le Iene avevano intravisto la possibilità che possa essere destituito dall’incarico proprio da parte di Angelino Alfano: “Il consigliere Giambalvo ha compiuto un atto contrario alla Costituzione dicendo quelle cose”.
Angelino Alfano, nel servizio andato in onda ieri su Italia Uno, assicura che se ci fossero le condizioni per cacciarlo, lo farebbe. Dopo una settimana dice che ha fatto studiare la pratica per valutare tutte le possibilità per destituirlo, ma dato che è stato assolto, non è possibile. Non c’è niente da fare. Però ha già parlato col sindaco, e lui gli ha assicurato che sta inducendo il consigliere a dimettersi per il bene di tutti. Se non dovesse riuscirci, Alfano assicura che Errante metterà sul piatto anche le proprie dimissioni per far cadere tutto.
Giambalvo però non ne vuole sapere. E resiste. Gli amici che lo avevano sostenuto cambiano addirittura posto tra i banchi della sala consiliare, ma lui continua a resistere. Arriva pure un altro documento firmato da 20 consiglieri, che sospendono le attività del consiglio e delle commissioni. Adesso parlano tutti, pure chi sul caso non si era mai espresso. E’ un’orgia di comunicati stampa e di lettere.
Ma Paolo Ruggirello di Articolo 4, tira in ballo il prefetto. “Oggi - dice l’onorevole ormai transitato tra le file del Pd – è l’unica figura qualificata nel dare una risposta valida ad una questione che è al di fuori della portata degli amministratori locali”.
Le risposte dello stesso ministro Alfano lascerebbero però intendere l’esatto contrario.
Intanto Giambalvo, dopo il documento dei 20, addirittura rilancia: “Più mi pressano per dimettermi, più tengo duro”, afferma su un giornale on line locale. Avrebbe incontrato anche i suoi elettori, che gli avrebbero consigliato di tenere duro. Insomma, “perché mi dovrei dimettere – dice – perché lo dicono Le Iene?”.
E ormai sembra proprio che i tentativi di indurre Giambalvo alle dimissioni, fino ad oggi, siano falliti tutti. Finora il sindaco non ha mai pronunciato la parola dimissioni, riferendola a sé stesso, ma il nulla di fatto dell’ultimo tentativo ha portato il Pd ad una posizione durissima contro Errante, considerato il “responsabile di tutta questa situazione”. Secondo il Partito Democratico, il sindaco avrebbe proposto “nuovamente ed inutilmente la richiesta di dimissioni al consigliere Giambalvo”. Anche la sospensione delle attività consiliari è stata considerata “una scelta grave al solo inammissibile fine di sottrarsi al confronto democratico d’aula su ogni questione politica e amministrativa”.
Se il consigliere Giambalvo non farà un passo indietro, sarà crisi politica. E sembra che ci siamo molto vicini. Ormai l'impressione è che al di là dell'aspetto morale della questione, ormai abbondantemente "scaduto" ancor prima del 25 gennaio (giorno del suo ritorno in consiglio), ci sia dell'altro. Ci sia una guerra della quale non si conoscono gli strateghi, ma soltanto i soldati. Una guerra dove forse anche gli stessi soldati non conoscono gli strateghi.
Egidio Morici