Così il Governo ha messo in vendita il Castello di Calatubo, la fortezza millenaria che ricade nel territorio di Alcamo. Un castello con una storia affascinante, che è stato parzialmente distrutto negli utlimi decenni, che negli ultimi anni ha raccolto l’attenzione dei cittadini e del Fai che hanno lavorato per riqualificarlo.
Tutto però potrebbe essere vano. Perchè il Castello, visibile dall’autostrada Palermo-Trapani, è stato messo in vendita e potrebbe finire in mano ai privati. Il governo nazionale attraverso il decreto “Sblocca Italia” ha messo in vendita alcuni dei beni pubblici. In provincia di Trapani ad esempio c’è il Faro di Punta Libeccio a Marettimo, il Faro di Punta Spadillo a Pantelleria, la Collegiata dei Santi Pietro e Paolo a Castelvetrano. Nella lista c’è anche Calatubo, di proprietà del Comune di Alcamo, per cui i privati potranno presentare offerte di investimento.
L’annuncio è stato pubblicato online su investinitalyrealestate.com, un portale “dedicato alla presentazione di offerte di investimento in immobili pubblici, di società partecipate pubbliche o partecipate pubblico-privato, destinate ad operatori italiani ed esteri”.
E sul sito, nell’avviso, così viene descritto Calatubo:
“Antico Castello edificato a partire dal 1100, ubicato nel Comune di Alcamo, in Contrada Calatubo in Provincia di Trapani. Il Castello, si fonda su un rilievo roccioso, da cui si dominano il golfo di Castellammare e l'entroterra fino a monte Bonifato con le relative fortificazioni. Per la sua posizione ben di presta ad essere adibito a struttura turistico-ricettiva. Il Castello di Calatubo costituisce un complesso architettonico di notevoli dimensioni (circa 150 x 35 m), i cui corpi di fabbrica si snodano lungo un compatto banco di roccia calcarea, assecondandone completamente l’andamento. La struttura, perfettamente inserita nel territorio circostante, è stata mortificata dalla costruzione del viadotto autostradale che si snoda a breve distanza. Il complesso è protetto da tre linee difensive di mura fortificate sino a raggiungere la sommità, su cui si erge la torre di forma oblunga pertinente alla prima fase della fortificazione (XI sec.). La superficie coperta è pari a 4.500 m² e il complesso necessità di consistenti interventi di ristrutturazione e consolidamento”.
Il progetto di vendita è realizzato nell’ambito del decreto “Sblocca Italia”, dalla Presidenza del Consiglio dei ministri, in coordinamento con il ministero dello Sviluppo economico, attraverso l’Ice (Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane) in collaborazione con il Dipartimento del Tesoro, il ministero dell’Economia e delle Finanze e con l’Agenzia del Demanio.
Ovviamente si sono scatenate le polemiche per un monumento che negli utlimi anni ha trovato l’apprezzamento di molti. Lo scorso anno, infatti, nell’ambito delle giornate Fai di Primavera, è stato il più più votato nel concorso Luoghi del Cuore Fai in Sicilia, e il terzo in Italia. Grazie a questo risultato il Fai e Intesa San Paolo avevano decretato l’investimento di 150 mila euro per riqualificare Calatubo.
La notizia della messa in vendita di Calatubo ha suscitato la protesta dell’associazione “Salviamo il castello di Calatubo” che negli ultimi tempi ha portato avanti diverse iniziative per far conoscere e valorizzare il Castello. “Il ‘Nostro Castello’ - commenta in una nota l’associazione - è il simbolo stesso dell’intera storia siciliana, una storia che ha visto ininterrottamente il susseguirsi di quei popoli che hanno portato la civiltà in tutto il mediterraneo, che va dagli uomini primitivi fino alla seconda guerra mondiale. Dare il ‘Nostro Castello’ a privati e ai loro investimenti sarebbe non solo perdere un’opportunità di crescita per il nostro territorio, ma soprattutto trasformare migliaia di anni della nostra storia in una banale struttura di ristorazione o divertimento, un’offesa al nostro passato e alla storia stessa della nostra amata Sicilia”.