Da 5 anni, sempre a ridosso del 1 Maggio, nei campi dell'azienda agricola biologica I Frutti del Sole di Marsala arrivano tre nuovi lavoratori. Si tratta di ragazzi provenienti dalla Sicilia orientale che iniziano un percorso di lavoro alternativo al carcere. Ogni anno ne arrivano tre, ogni anno tre di loro ritornano alla vita normale.
Tutti i ragazzi provengono dal Centro di Solidarietà “Il Faro” grazie all’impegno di don Antonio Cannatà, responsabile e anima spirituale dalla comunità di contrada Rakalia.
"L'agricoltura è inclusione e non può e non deve avere barriere sociali" precisa Filippo Licari, amministratore de I Frutti del Sole. "Il senso della nostra attività agricola - continua Licari - tende al miglioramento del benessere e della socialità. Noi crediamo nell'agricoltura onesta, fondata sul lavoro del contadino, che deve fornire un guadagno giusto. Il lavoro non deve essere un ricatto, non deve strozzare gli agricoltori ma liberare le loro potenzialità".
E a Marsala ci riescono perfettamente. Il lavoro nei campi è l’ultimo step di un percorso che consiste in diverse fasi: l’astinenza cioè l’introduzione della conoscenza delle regole, di consapevolezza del vissuto negativo che si è fatto nel passato, l’approfondimento personale e di relazione di gruppo all’interno della comunità e, infine, l’inserimento sociale e lavorativo.
In azienda i ragazzi scoprono la bellezza e l’importanza di avere un impegno, un occupazione, il contatto con persone all’esterno che offrono accoglienza, collaborazione.
Questo li gratifica e gli garantisce anche una disponibilità economica che rappresenta per loro una possibilità, la gioia per poter mandare qualcosa alla loro famiglia o comunque di non dipendere dalle loro famiglie di provenienza.
Dopo aver completato il periodo di lavoro in azienda e il percorso terapeutico la percentuale di successo personale di questi ragazzi è altissima.