Sono sorti come funghi, stroncando colline e occupando paesaggi. Sono i parchi eolici in Sicilia, che da energia verde e volano per lo sviluppo energetico dell’Isola spesso hanno innescato giri d’affari non indifferenti per le organizzazioni criminali. Il tutto grazie a una legislazione monca di alcuni vincoli, e che permetteva, in sostanza, l’individuazione di aree in cui impiantare le pale senza alcuna restrizione.
Per evitare che ciò potesse continuare il governo Crocetta aveva pensato di mappare le aree non idonee alla realizzazione di parchi eolici. Ma il termine dei 180 giorni è scaduto, e si può continuare a ottenere autorizzazioni per i parchi in zone agricole, o ancora in zone protette.
In base alla legge regionale n. 29/2015 la Regione, entro 180 giorni, avrebbe dovuto individuare e mappare le aree non idonee alla realizzazione di impianti eolici. Il termine ultimo per allestire la mappa regionale delle aree off-limits a impianti di grandi dimensioni (quindi escluso il mini eolico) era il 27 maggio scorso. La mappa doveva tracciare, appunto, le aree vietate alle pale, perchè di particolare interesse ambientale, paesaggistico, archeologico, agricolo, oppure perchè aree a rischio ideogeologico.
Adesso, non solo la mappatura non è stata presentata, ma chiunque può presentare progetti per impianti eolici, in qualsiasi area. Inoltre stanno ripartendo le pratiche per 40 richieste di installazione di parchi eolici in giacenza. E in questi mesi la Regione ha continuato a rilasciare autorizzazioni per impianti in Sicilia. L’ultimo? Proprio in provincia di Trapani. Si tratta di un impianto che sorgerà in contrada Magaggiari, a Partanna, costituito da 6 pale di 2,4 megawatt di potenza ciascuno, ad opera della società Aerotanna. Il decreto è arrivato il 18 marzo scorso, proprio mentre si doveva preparare la mappatura. La prima richiesta per questo parco eolico è stata fatta nel 2008, durante il governo Lombardo che bloccò la conferenza di servizio. Tutto si bloccò, fono al 2013, quando la società presenta un progetto ridimensionato.
I deputati regionali del Movimento 5 Stelle non hanno gradito “l’inerzia degli organi competenti che potrebbe determinare non poca confusione sia negli operatori di settore sia negli stessi uffici tecnici. Infatti, i procedimenti di realizzazione di nuovi impianti, non ancora definiti alla data di entrata in vigore della legge, rimanevano sospesi fino alla scadenza dei 180 giorni. Adesso, che non opera più questa sospensione – circostanza rilevata anche dai giudici del CGA – potrebbero essere rilasciate autorizzazioni alla costruzione di grossi impianti in zone che avrebbero potuto o dovuto essere considerate non idonee”. Il governo Crocetta, infatti, nei mesi scorsi aveva bloccato alcune conferenze di servizi di impianti eolici. Poi la Cga ha ribaltato la decisione del governo sbloccando le procedure. Ma si doveva procedere con la mappatura.
“Alla luce di quanto sta accadendo – continuano i parlamentari 5 Stelle– temiamo che dalla mancata regolamentazione delle aree non idonee possa derivare un possibile rischio per il patrimonio paesaggistico, storico e rurale della Sicilia”
L’inerzia della Regione, in sostanza, rischia di fare danni, per un giro d’affari imponente e molti interessi in gioco. E un settore in netta espansione negli ultimi anni.
Nel 2009 erano presenti sull’Isola 35 parchi eolici. Oggi ce ne sono 191, con 1.500 pale, e 2.900 gigawattora che piazzano la Sicilia al secondo posto in Italia per produzione di energia rinnovabile, dopo la Puglia. Il probelma però è che la crescita è arrivata senza regole. Con strutture realizzate in aree agricole, in zone protette, e sulla carta da tutelare. Perchè è dai tempi di Cuffaro che si dovrebbero mettere delle regole sulle aree in cui è possibile realizzare gli impianti. Si è quindi andati avanti nel caos, senza una visione strategica e senza un piano.