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13/07/2016 11:55:00

Mafia, è morto il boss Bernardo Provenzano. Aveva 83 anni

14,55 - "La moglie e i due figli sono con lui: in questo momento stanno salutando la persona, che per loro è cara. Una persona che ha finito mentalmente di esserlo quattro anni fa. La comunicazione del decesso gli è arrivata alle 11.45, quasi in tempo reale". Queste le parole dell'avvocato Rosalba Di Gregorio, legale di Bernardo Provenzano sin dal giorno dell'arresto nel 2006, dopo l'annuncio della morte del boss dei boss. "I medici - spiega Di Gregorio - avevano detto alla famiglia di salire a Milano, dove era detenuto all'ospedale San Paolo in regime di 41 bis, perché mancavano poche ore alla sua morte. I parenti non lo vedevano da domenica, hanno potuto usufruire solo del colloquio mensile di luglio ed è assurdo. Per passare gli ultimi istanti con lui il figlio lunedì aveva fatto richiesta del Dap, un permesso straordinario per poter vedere il padre. Ma gli è stato negato ed è arrivato solo oggi, questa mattina, dopo la morte". "La mia - sottolinea l'avvocato - è una rabbia di un difensore che ha inutilmente tentato di spiegare che l'Italia stava commettendo qualcosa di disumano per impedire a Provenzano di avere dei contatti con la criminalità organizzata. I veri detenuti al 41 bis sono i parenti, il regime di restrizione è stato applicato ai figli e alla moglie impedendogli di poterlo vedere. E' da più di tre anni che il mio assistito non era più in condizione di capire né dove fosse né di parlare: era un vegetale nutrito artificialmente. Eppure alla famiglia è stato impedito".

11,55 - È morto il boss Bernardo Provenzano. Ottantatre anni, malato da tempo, indicato come il capo di Cosa nostra, venne arrestato dopo una latitanza di 43 anni l'11 aprile del 2006 in una masseria di Corleone, a poca distanza dall'abitazione dei suoi familiari. 

Provenzano è morto  all’ospedale San Paolo di Milano, il boss Bernardo Provenzano. Il corleonese capo di Cosa Nostra aveva 83 anni e si trovava detenuto al carcere di Parma in regime di 41 bis. Da anni gli era stato diagnosticato un cancro alla vescica.

Classe 1933, Binnu u’ Tratturi (come veniva chiamato per via della violenza con cui uccideva i suoi nemici) inizia l’attività criminale nel suo paese di origine, Corleone: nel 1963 denunciato dai Carabinieri per l’omicidio di un mafioso, Provenzano si rese irreperibile dando il via alla sua latitanza record. Assieme all’amico Totò Riina scatenano negli anni ‘80 la «guerra di mafia» attraverso la quale fanno terra bruciata sui boss rivali e compiono la scalata che li porta ai vertici di Cosa Nostra. Nel 1993, dopo l’arresto di Riina, Bernardo Provenzano è il capo della cupola mafiosa e da il via alla cosiddetta «strategia della sommersione», limitando le azioni eclatanti.

Secondo le indagini dell’epoca dei Carabinieri di Partinico, Bernardo Provenzano trascorreva la sua latitanza prevalentemente nella zona di Bagheria ed effettuava ingenti investimenti in società immobiliari attraverso prestanome per riciclare il denaro sporco; sempre secondo le indagini, le società immobiliari restarono in intensi rapporti economici con la ICRE, una fabbrica di metalli di proprietà di Leonardo Greco (indicato dal collaboratore di giustizia Totuccio Contorno come il capo della Famiglia di Bagheria).

Legato sentimentalmente a Saveria Benedetta Palazzolo, con la quale non si e' mai sposato ma ha convissuto, con lei ha condiviso la latitanza, insieme ai figli Angelo e Francesco Paolo Provenzano, quest'ultimo laureato in lingue e culture moderne, vincitore di una borsa di studio del ministero dell'Istruzione, ottenenendo un posto di insegnante in Germania. Entrambi non hanno seguito le orme del padre

Dopo 43 anni di latitanza, l’11 aprile del 2006 Bernardo Provenzano è stato arrestato dai poliziotti della Squadra mobile di Palermo e dagli agenti della Sco. Viveva in una casolare nelle campagne di Corleone, la sua città natale: il luogo è stato identificato seguendo la fitta rete dei «pizzini», i biglietti utilizzati dal boss per comunicare con la famiglia e il resto dell’organizzazione mafiosa. Dal carcere ha più volte tentato di comunicare con l’esterno. Nel 2011 viene confermata la notizia di un cancro alla vescica.

"Provenzano per me e' morto quattro anni fa, dopo la caduta nel carcere di Parma e l'intervento che ha subito. Da allora il 41 bis e' stato applicato ai parenti e non a lui, visto che non era piu' in grado di intendere e volere e di parlare da tempo". Cosi' il legale del boss Bernardo Provenzano, l'avvocato Rosalba Di Gregorio, ha commentato la notizia della morte del padrino corleonese. La penalista, viste le gravissime condizioni di salute del capomafia, negli ultimi anni ha presentato due istanze di revoca del carcere duro e tre di sospensione dell' esecuzione della pena. Tutte sono state respinte.

La moglie del boss, Saveria Palazzolo, e i figli, Angelo e Paolo, hanno incontrato Bernardo Provenzano lo scorso 10 luglio, quando già le sue condizioni si erano aggravate. Ma ne avevano chiesto un altro, proprio per le sue condizioni nettamente peggiorate.