Sono 112 milioni di euro destinati dalla legge di stabilità nazionale 2016 al Sostegno all’Inclusione Attiva (SIA) per le famiglie siciliane in condizioni di estremo disagio. Il tema è stato al centro del seminario regionale organizzato dalla Cisl Sicilia e che si è svolto a Catania. Ne hanno discusso Mimmo Milazzo, segretario generale Cisl Sicilia; Rosanna Laplaca, segretaria regionale Cisl Sicilia; don Piero Sapienza, direttore Ufficio Problemi sociali e del Lavoro Diocesi di Catania; Lorenzo Lusignoli, Dipartimento Politiche Sociali, Salute e Riforma P.A. Cisl Nazionale; Saverino Richiusa, dirigente Dipartimento Regionale Famiglia e Politiche Sociali; Angelo Villari, assessore Politiche Sociali e per la Famiglia Comune di Catania; Maurizio Bernava, segretario confederale Cisl Nazionale, che ha concluso i lavori.
Il Sostegno all’Inclusione Attiva (SIA) è una delle misure nazionali di contrasto alla povertà assoluta che prevede l’integrazione di un sostegno economico (parte passiva sostenuta con fondi nazionali) con servizi di accompagnamento per l’inclusione attiva dei soggetti beneficiari (parte attiva sostenuta da fondi europei). Farsi trovare pronti a settembre è fondamentale perché in Sicilia le famiglie sono state particolarmente toccate dalla crisi economica e i segnali di ripresa sono estremamente timidi. «In Sicilia – sottolinea Milazzo – sono 250mila le famiglie in condizioni di povertà assoluta, cioè al di sotto del livello minimo di sussistenza. Il 40,1% delle persone è a rischio povertà e il 26% si trova in gravi condizioni di deprivazione. Un dato che non ha eguali in Europa e che impone l'adozione di misure strutturali nel tempo».
Per Bernava, «la misura messa in campo dal governo è il risultato del lavoro di proposta, pressione, sollecitazione che l’Alleanza contro la povertà e la Cisl (che è tra i fondatori) hanno sviluppato negli ultimi due anni. Siamo a un punto di svolta, con il Sia e con decreto povertà abbiamo l'occasione e la leva per ripensare il welfare nel nostro Paese, tra governo centrale e autonomie locali, tra parte pubblica e volontariato sociale. Noi vogliamo aprire un dibattito per fare in maniera unita un cambiamento strutturale del welfare in Italia».