"Trentuno anni fa veniva ucciso il Commissario Beppe Montana, aveva solo 34 anni. Aveva svolto uno eccezionale lavoro investigativo che stava iniziando a dare i frutti sperati: per questo 'cosa nostra' ne decise l'omicidio. Pochi giorni dopo, in quella maledetta e drammatica estate del 1985, fu assassinato anche l'uomo con il quale aveva costruito un profondo sodalizio umano e professionale, il Vice Dirigente della Squadra mobile di Palermo Ninni Cassarà. A proteggere l'incolumità di Cassarà c'era l'agente Roberto Antiochia, anch'egli vittima della violenza mafiosa. Erano tre uomini animati da una intima convinzione: lo Stato, sebbene avversato da una struttura fortemente radicata sul territorio siciliano, avrebbe vinto". Lo scrive il presidente del Senato Pietro Grasso su Fb. "Per questa ragione - aggiunge - si impegnarono fino alla fine, consci dei rischi ai quali si sarebbero esposti. Anche grazie a loro e al materiale investigativo che avevano raccolto, Falcone e Borsellino poterono istruire il maxiprocesso. Le storie di Montana, Cassarà e Antiochia, così come quella di tutti gli uomini e le donne che hanno sacrificato la vita per la legalità, rappresentano ancora una straordinaria lezione di fiducia e amore verso il nostro Paese". "Ricordarli per la loro dedizione e il loro coraggio significa rammentare a noi stessi le ragioni di un impegno che non può e non deve fermarsi", conclude.