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30/07/2016 12:00:00

"La politica e l'arte del possibile. Vota Homer..."

In uno dei tanti dialoghi politici che, talvolta, faccio con una persona che stimo, che non cito per questioni di privacy, innanzi ad una tazza di caffè disquisendo su che tipo di ripresa avrà, anche, la nostra città, mi ha colpita una frase: la politica è l’arte del possibile.

Alzo lo sguardo dalla mia tazza e incrocio i suoi occhiali rossi, annuisco e Lui continua questa bella chiaccherata.

Non sono più i tempi dei fasti e delle grandi imprese che la politica realizzava. Non sono più tempi di finanziamenti e di contributi che arrivavano come piogge pluviali. Oggi è il tempo delle idee, il tempo delle intelligenze pure che, se capaci, producono innovazione, alternative e soprattutto sono operative. E’ il tempo delle coscienze risvegliate, capaci di intestarsi rivoluzioni culturali provenienti dal basso e per questo più forti e più vere. Non è il tempo delle menti fragili, non è il tempo delle finta carità e dell’altrettanta presunzione che, con rivoltevole saccenza, tiene lontani pure i piccioni di piazza loggia.

Non è detto che le idee siano sempre lodevoli o che incontrino il comune sentire ma il fatto stesso che siano idee indicano un navigare, un sentire, un movimento. Non c’è stasi, qualcosa è vivo.

E allora al di là delle condizioni economiche, dei vari enti locali, forse la cosa di cui ci si lamenta sempre di più è proprio la mancanza di idee spendibili per un territorio che ha tanto da offrire e che, invece, viene costantemente mortificato da una tiritera che tutti, e dico tutti, abbiamo imparato a memoria: “non ci sono soldi”

E’ tutto una mortificazione, dagli artisti professionisti alle feste di contrada. Nulla contro quest’ultime ma la dice lunga sul fatto stesso che la città muore e le contrade si organizzano per i fatti loro, uno schiaffo morale quasi.

E sarà la politica senza idee che porterà il popolo, marcatamente sempre di più, a rivolgersi ai movimenti anti casta che del populismo imperante ne hanno fatto uno scudo con cui combattere i retaggi di un politica stantia e vecchia, ammuffita.

Oggi si vive, politicamente, giorno per giorno. Chi governa non ha idea di cosa vuole fare e di quando farlo, il programma elettorale resta un manifesto scritto ma quasi impossibile attuarlo, si va a tantoni , si pensa di guidare fronde politiche strumentalizzando giovani consiglieri che, per inesperienza, parlano parlano…e fanno danno.

E’ il tempo dei nani della politica ma, andando oltre, si vedono già gli gnomi.

L’unica cosa, spesso, sulla quale c’è una tenacia fortissima è la polemica, quella ce la siamo bevuta e mangiata in tutte le pietanze, tanto da farne indigestione.

E il senso di smarrimento di chi ha votato cresce a dismisura, lo sconforto ha lasciato il passo alla rassegnazione. Non ci si arrabbia più, non si spera più. Si scrollano le spalle e si gira il capo da un’altra parte. Sono queste le responsabilità più grandi da appurare e, forse, da non perdonare. Non è la manifestazione non organizzata o una programmazione che è nei sogni di chi ancora è capace a farlo, sono altre le cose che lasciano basiti, sconcertati, ammutoliti.

Si vota per cambiare, si vota per dare un segnale, si vota per esprimere una preferenza che spesso poi si tramuta in delusione, si vota per riconoscere fiducia in capo a taluno, fiducia tradita e svenduta… e allora meglio votare Homer almeno mangeremo ciambelle con lui.

Rossana Titone