"E' stato Faccia di mostro ad uccidere Borsellino". Lo dichiara un pentito, e lo rivela un articolo del Fatto Quotidiano, firmato da Walter Molino.
Nino Lo Giudice detto Il Nano, pentito e già capo di uno dei clan più potenti di Reggio Calabria parla dell’ex poliziotto Giovanni Aiello, noto come “Faccia da mostro” da lui ha conosciuto personalmente. “Mi è rimasta impressa la sua freddezza, sembrava non avere emozioni. Lo temo perché fa parte di un mondo che non conosco, non so chi ci può essere dietro di lui. Magari mi ammazzano in carcere”.
Lo giudice ha fatto “nuove importanti dichiarazioni", sia pure "tutte da verificare”, come scrive Walter Molino sul Fatto Quotidiano. “E’ stato il poliziotto Giovanni Aiello a far saltare in ariaPaolo Borsellino e i 5 agenti di scorta. Fu lui a schiacciare il pulsante in via D’Amelio. Me lo confidò Pietro Scotto quando eravamo in carcere all’Asinara. E anni dopo me lo confermò Aiello in persona… Ma quando ho raccontato tutto sono stato minacciato dai servizi”, avrebbe detto il boss ai magistrati che indagano sulle stragi del 1992-93.Queste rivelazioni di cui il giornale di Travaglio dà conto in esclusiva, verbalizzate dai Pm di Reggio Calabria e condivise con i magistrati siciliani, rappresenterebbero “un cuneo nel muro dei segreti di Stato” italiani. Il segno di un cedimento nella struttura che li cela. Ma alcune rivelazioni dell’ex boss dimostrano anche che nel nostro Paese “operano ancora forze occulte che quei segreti li hanno ereditati e vogliono difenderli in ogni modo”, aggiunge il Fatto.
Prima di tutto nel 2010, quando parla dei rapporti tra pezzi delle istituzioni e la ‘ndrangheta. Subito dopo però fa perdere le sue tracce e lascia due memoriali e un video in cui accusa gli inquirenti di avergli estorto le confessioni. Una volta catturato resta in silenzio. Dopo un anno però riprende a collaborare. Ma perché - si chiede l’articolista - Lo Giudice nel giugno del 2013 decide di sparire? Forse la risposta è contenuta nel colloquio che il Nano ebbe con l’ex procuratore aggiunto della Dna Gianfranco Donadio. E’ il 14 dicembre 2012 e in quell'occasione Lo Giudice ammette di conoscere Faccia da mostro, “ex agente di Polizia col volto deturpato e sospettato di essere il più feroce dei killer di Stato”.
Promette poi di far avere le fotografie al magistrato, ma queste non arriveranno mai. Lo Giudice, anzi, si rende uccel di bosco e diffonde i memoriali con cui fa marcia indietro. Sembra avesse paura per se e per la propria famiglia. “Mi disse che dovevamo stare attenti ai carabinieri”, disse il figlio Giuseppe ai pm reggini. Del resto Del Giudice racconta nel 2014 ai magistrati calabresi, nel carcere di Alessandria, di aver ricevuto strane visite di personaggi da lui iportizzati come facenti parte dei servizi che gli consigliarono di "non parlare di Aiello", di "stare attento a toccare certi argomenti in futuro".
I "famosi" memoriali risulteranno farlocchi ma a seguito del “video in cui Lo Giudice accusa Donadio di avergli messo in bocca false accuse nei confronti di Faccia da mostro, il magistrato che aveva indagato per sette anni sui retroscena delle stragi sarà sollevato dalle indagini. Adesso le nuove dichiarazioni.
“Pietro Scotto mi parlò di Aiello come di un calabrese con la faccia bruciata, coinvolto nella strage di via D’Amelio. Disse che era stato mandato dai servizi deviati per far saltare Borsellino. Anche Scotto e suo fratello avevano partecipato alla strage ma il pulsante, a suo dire, venne premuto da Aiello. Io lo conobbi personalmente anni dopo. Mi fu presentato dal capitano dei carabinieri Saverio Spadaro…”, afferma Lo Giudice, stando al Fatto. Da notare che Spadaro “è stato condannato in appello a dieci anni di carcere per concorso esterno in associazione mafiosa”.
Secondo il racconto di Lo Giudice, Aiello lo andò a trovare ancora nel 2007 in compagnia di una donna bionda che “si presentò come Antonella”. In quell’occasione il boss incaricò Antonio Cortese di pedinarli. “C’era in atto una guerra a Reggio Calabria e mi servivano informazioni”, spiega. Aiello “mi confermò quello che avevo saputo su di lui all’Asinara – continua Lo Giudice – Disse che a Palermo aveva fatto anche altre cose, tra cui aver ucciso l’agente Agostino”. Su tale questione il Nano è stato di recente ascoltato anche dal magistrato Nino Di Matteo.
Inoltre Aiello avrebbe parlato dell’omicidio del commissario Ninni Cassarà, nel 1985, e dell’uccisione di Claudio Domino, un bambino di 11 anni, dei fatti dell’Addaura e dell’ipotesi della doppia bomba di Capaci, dimostrandosi un uomo che effettivamente può incutere paura. Anche a un testimone di giustizia coi trascorsi di Nino Lo Giudice.