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20/08/2016 06:30:00

Marsala. Villa Cavallotti, che peccato! Un gioiellino non curato

 Villa Cavallotti, a Marsala, dovrebbe essere il polmone verde del centro cittadino, dovrebbe essere luogo ludico per piccini e di relax per chi ama la natura, per chi vi vorrebbe trascorrere qualche ora ammirando le piante e, perché no, magari bevendo un caffè e sfogliando un giornale.
Ai nostri occhi, la Villa, si presenta veramente malmessa. Il viale centrale con i suoi piccoli corridoi sono pieni di terra che mal coprono gli avvallamenti presenti. Se un bimbo, ma anche un adulto, dovessero cadere di certo qualche bel regalino se lo porterebbero a casa.
Le piante sono secche, l’albero di banano sembra chiedere perdono per essere così longevo e per avere bisogno di cure. Lo stesso dicasi per le altre piante. Le meravigliose ortensie che con i loro colori hanno, solo per un po’, regalato emozioni, oggi sono piante secche, ripiegate su se stesse, mortificate per non essere più splendide e gaudenti come un tempo.
Cumuli di foglie secche ovunque, qua e là spazzatura sparsa, i cassonetti sono pieni.
La fontana che ci accoglie all’ingresso della Villa Cavallotti è piena di muschio, sporca, sporchissima, i pesci nemmeno si intravedono più. A proposito, qualcuno pensa al loro sostentamento?  E poi ci sono i giochi (?) dei bambini che fanno accapponare la pelle.
Pieni di ruggine, alcuni sono rotti, altri sono conciati talmente male che ne vale della incolumità dei bambini stessi, anche questi sporchi, pieni di terra. E se alla villa arriva un disabile? Pazienza, deve accontentarsi di fare slalom ovvero di finire dentro una delle meravigliose buche, non potrà nemmeno accedere al bastione perché la salita è così ripida che una caduta all’indietro potrebbe essere fatale.
E non ci pensate nemmeno a farvi scappare la pipì, fatela in mezzo ai cespugli e all’erba alta, tanta e ovunque, perché ai bagni è cosa davvero obbrobriosa. La sporcizia trovata alle 9 del mattino- ora in cui sono state scattate le foto- è paragonabile a mesi interi di non pulizia, le ragnatele poi ci dicono che forse quella è proprio casa loro.
Si, si, andate tra i cespugli , lì , tuttalpiù, vi potrebbe fare capolino un topone di quelli belli ciccioni che hanno creato la loro residenza tra quelle fratte.
Il busto marmoreo di Mario Nuccio non si scorge più, lo copre un bel cespuglio o forse si sta nascondendo lui stesso per la vergogna. La vergogna di non essere in grado di risolvere le ordinarie amministrazioni figurarsi le straordinarie.
La vergogna di chinare il capo e volgere lo sguardo altrove tutte le volte in cui qualcuno in quel posto, desolante e mortificante, ci vorrebbe passare anche solo 10 minuti.
Non c’è bellezza, non c’è cura del verde, non c’è attenzione alle necessità dei più piccoli e anche di quelli più grandi. Non si vede , o forse, più semplicemente, si fa finta di non vedere e sentire, perché così conviene, perché così è più semplice. Eppure non ci vorrebbe poi mica tanto, si chiamano operai del verde pubblico, si chiamano controlli, si chiamano pulizia e olio di gomito. Si chiama normalità.
Quella che è stata promessa e che ci è stata, subito, negata e sottratta. Si chiama normale routine e ordinaria amministrazione, si chiama decoro urbano.
Ogni tanto bisognerebbe uscire dai propri palazzi, per vigilare, per appurare mancanze e cercare di porre rimedio.
Ogni tanto bisognerebbe chiedersi se personalmente si trascorrerebbe del tempo in quei luoghi abbandonati alla eterna incuria o, peggio ancora, se lì si porterebbero i propri figli e nipoti. Eppure qualcosa è cambiato, molto lentamente. Qualche mese fa è stato aperto il chiosco in cima al bastione. Un bel posto, gestito da ragazzi che hanno partecipato (gli unici) al bando dell'amministrazione Adamo. Hanno ravvivato il posto. Giù però è cambiato poco.
Oggi il cittadino chiede normalità e forse sarebbe meglio rivolgersi ad un santo, uno qualunque. Tanto Sant’Alberto è già passato.