Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi.
Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie. Cookie Policy   -   Chiudi
24/09/2016 06:00:00

Pantelleria, prodotta la metà dell'uva. Si farà meno passito, ma di qualità

 Dopo oltre un anno senza piogge significative, i pregiati vigneti di Pantelleria hanno sete. Per sopravvivere hanno dovuto far maturare molta meno uva, mettendo in crisi la produzione di passito e moscato dell'isola. L'ultimo acquazzone risale all'11 agosto 2015. Da allora, il cielo ha concesso al massimo brevi e sparuti piovaschi, che spesso non sono neanche riusciti a penetrare la terra indurita. Se in media, durante l'annata che va dal primo ottobre al 30 settembre, sull'isola cadono 485 millimetri di pioggia, nel 2015-2016 siamo fermi a 276. Con l'ultima goccia che è piovuta lo scorso 21 giugno. Da allora, le vigne pantesche sono all'asciutto.
 
Nell'annata in corso, che si concluderà nel giro di due settimane, la produzione dell'uva da passito è crollata di circa il 50%. E' una media: ci sono aziende che hanno perso qualcosa di meno e aziende i cui vigneti non sono riusciti a far maturare neanche un grappolo. Soprattutto nelle zone costiere, dove resistono gli ultimi agricoltori eroi dell'isola.
 
“Nelle aree più alte dell'isola, che sono le più fresche, le vigne hanno sofferto di meno – spiega Nicolò Poma, enologo  delle Cantine Pellegrino, che produce passito e moscato di Pantelleria Doc - è presto per dare cifre definitive perché la vendemmia non è finita, ma la perdita rispetto alla scorsa annata si può stimare tra il 40-50%. Sarà comunque uva di qualità. Sulla costa i danni sono stati maggiori: in molti appezzamenti l'uva non è neanche maturata”. I vigneti costieri, infatti, sono i più difficili da curare: “Per la maggior parte si tratta di terrazzamenti, la terra dev'essere lavorata a mano – continua Poma – e la manodopera disponibile è sempre di meno. Molti vigneti di questo tipo vengono abbandonati”. Non è solo questione di fatica, ma anche di competenze: i mastri in grado di costruire o anche solo riparare un muretto a secco sono una specie in via di estinzione. E pochissimi giovani seguono le loro orme.
 
Per limitare i danni gli agricoltori panteschi hanno applicato la tecnica del diradamento. In piena estate si eliminano alcuni grappoli d'uva per consentire alla pianta di portare a maturazione quelli rimasti. “In alcuni terreni abbiamo diradato fino al 50% dei grappoli – spiega Baldo Palermo, responsabile pubbliche relazioni delle cantine Donnafugata - ridurre il carico della pianta è fondamentale in annate come questa. Altrimenti il rischio è che, per nutrire tutti i frutti, la pianta non ne faccia maturare neanche uno, ma uno stress idrico notevole può portare anche alla perdita della pianta”. Anche da Donnafugata fanno sapere che, seppure in quantità minori, il passito si farà e che la qualità delle uve risponde agli obiettivi che ci si era prefissati.
 
Anzi, in questa azienda il calo di produzione potrebbe essere più contenuto: intorno al 25%. Il perché lo spiega ancora Palermo: “Non tutti hanno le stesse rese: da ogni pianta noi ricaviamo meno di due chili d'uva. Chi di solito ottiene 2,5 chili a pianta soffre perdite maggiori”. Secondo Palermo la differenza tra vigneti costieri e interni non è poi così netta: “Chi ha vigneti sparsi per tutte le contrade dell'isola, come noi, sa che le variabili in gioco sono tante. Anche l'esposizione al sole e al vento possono fare la differenza, oltre ad altitudine e vicinanza al mare”.
 
Pantelleria è un'isola totalmente priva di sorgenti d'acqua. I panteschi possono bere, lavarsi e cucinare grazie all'acqua fornita da un dissalatore. Non è un caso se proprio quest'isola ha sviluppato una tecnica di coltivazione della vite molto particolare: la vite ad alberello, che dal novembre del 2014 è entrata a far parte del patrimonio immateriale dell'umanità Unesco.
 
E proprio le viti ad alberello – diffuse anche in altre aree del Mediterraneo - hanno giocato un ruolo fondamentale per evitare il disastro in un'annata così secca. La loro particolarità è l'altezza: il tronco è interrato quasi del tutto e le radici si trovano molto in profondità. “I vantaggi sono due – spiega ancora l'enologo Poma – riparare la pianta dai forti venti che battono l'isola e trattenere, nella conca che sta intorno alla pianta, l'umidità della sera per consentirle di resistere alle giornate calde. Non a caso i vigneti con 30, 40 anni alle spalle stanno resistendo meglio alla siccità proprio perché hanno radici più solide e profonde”.
 
Dunque anche quest'anno avremo il passito di Pantelleria. Ma le bottiglie saranno molte meno rispetto all'anno scorso. Tuttavia, secondo i produttori, il calo dell'offerta non dovrebbe portare a un rialzo dei prezzi. “Il prezzo del passito Dop non ha mai subito grosse fluttuazioni e il mercato non capirebbe: non possiamo permetterci rincari” spiegano da Donnafugata, mentre da Carlo Pellegrino fanno sapere che, comunque, è presto per dirlo: “A fine novembre, quando il vino sarà pronto, potremo capire di che qualità è: solo in quel caso ci potrebbe essere un leggero rincaro”.

Fonte: National Geographic, Federico Formica (qui il link originale dell'articolo)