La Procura di Palermo ha chiesto la sorveglianza speciale e l’obbligo di soggiorno per il deputato regionale Nino Dina, ex Udc vicino a Totò Cuffaro e ora al Gruppo misto. I magistrati ritengono che il politico possa essere “socialmente pericoloso” per i suoi presunti rapporti con esponenti mafiosi. Dina è stato coinvolto in numerose inchieste, l’ultima delle quali per corruzione elettorale. L’udienza durante la quale sarà discusso il provvedimento è in agenda per il 20 dicembre. La richiesta dei magistrati si basa su elementi derivanti da una inchiesta che ha portato in carcere cinque persone legate alla mafia. Secondo gli inquirenti, da questo gruppo sarebbe arrivato sostegno elettorale per il deputato regionale.
La sorveglianza speciale, se concessa, inibirebbe al parlamentare di continuare ad esercitare il suo mandato. È la prima volta che una misura di prevenzione viene sollecitata nei confronti di un deputato dell’Assemblea regionale siciliana. Il corposo dossier portato dai pm a sostegno della richiesta è un compendio delle diverse indagini in cui, dal 2005 ad oggi, il nome di Dina, medico di Vicari, quattro legislature a Sala d’Ercole con il pieno di preferenze, è venuto fuori.
Il primo a farlo nel 2005 fu il pentito Nino Giuffrè che lo indicò come vicino alle cosche, ma le sue dichiarazioni non ebbero
alcun seguito. Come nessun seguito giudiziario, pochi mesi dopo, ebbe per Dina la circostanza venuta fuori nel processo per le “talpe” in Procura che poi avrebbe visto finire in carcere Cuffaro, che proprio nelle tasche di Dina viaggiasse il famoso tariffario della Sanità che Cuffaro, allora presidente della Regione, avrebbe concordato con Michele Aiello assicurando al patron di Villa Santa Teresa gli enormi guadagni per prestazioni convenzionate pagate dalla Regione molto di più che nel resto d’Italia.