16,00 - Michele Licata ha chiesto di patteggiare, come era nelle previsioni. I difensori di Licata e delle figlie hanno chiesto il patteggiamento della pena per la maxi evasione fiscale del re delle strutture ricettive di Marsala. L'evasione ammonta a 6 milioni di euro, di cui ne sono già stati pagati 4 milioni dall'amministratore giudiziario delle società sequestrate a Licata. Mancano all'appello due milioni di euro. Però la condizione per accedere al rito del patteggiamento è l'integrale pagamento del debito verso l'erario. L'amministrazione giudiziaria in questi giorni avrebbe pagato 300 mila euro e sta provvedendo a saldare tutto il debito verso l'erario accumulato da Licata in questi anni. Come abbiamo spiegato se viene saldato tutto il debito con l'erario Licata può avere uno sconto di pena del 50% e scegliere, come ha fatto, il patteggiamento, e se viene accolto dal Gup, avere un'altra riduzione di un terzo della pena. Il Gup Riccardo Alcamo ha rinviato la decisione al prossimo 9 novembre.
6,30 - Il giorno della verità per Michele Licata, il re delle strutture ricettive, l’imprenditore di Marsala a cui sono stati sequestrati praticamente tutti i beni negli ultimi anni per le maxi evasioni e le truffe che sarebbero state messe a segno.
Oggi il gup dovrà decidere sul rinvio a giudizio di Michele Licata e dei suoi familiari. Ma soprattutto scadeva oggi il termine per Licata e le sue due figlie, coinvolte nel procedimento al Tribunale di Marsala, per tentare di ottenere un dimezzamento della pena. La difesa ha tentato un’ultima carta, ossia quello di estinguere il debito con l’erario pagando il residuo delle tasse che sono state evase in questi anni. Nell’inchiesta scattata nell’aprile dello scorso anni si sono calcolati in 6 milioni di euro i tributi evasi da Licata e soci per mancati versamenti di Iva e imposte sul reddito. La difesa, nell’ultima udienza, ha ottenuto un rinvio tirando fuori una relazione dell’amministratore giudiziario “nella quale – spiega la difesa – si afferma che c’è la concreta possibilità di saldare il debito con lo Stato, che è di poco meno di due milioni di euro”.
Quattro milioni di euro, infatti, erano già stati versati dall’amministratore giudiziario all’Agenzia delle Entrate nell’ottobre 2015. Una somma recuperata all’erario proprio grazie all’indagine di Procura e Guardia di finanza. E si è trattato della cifra più consistente che lo Stato è riuscito a recuperare “cash” in Sicilia, nonché tra le più rilevanti in Italia, a seguito di un’inchiesta per evasione fiscale. Adesso, rimane da pagare circa due milioni. E per una parte di questo denaro, pare, che Michele Licata, imprenditore leader in provincia nel settore ristorazione-alberghiero, sia disposto a mettere le mani in tasca. Non proprio lui, ma l’amministratore giudiziario delle sue società finite sotto sequestro. Un meccanismo che potrebbe sembrare strano, ma che è previsto dalla legge. I debiti di Licata con l’erario vengono pagati dalle aziende finite sotto sequestro e in amministrazione giudiziaria.
Pagate tutte le tasse, Michele Licata e le sue due figlie (Clara Maria e Valentina) potranno avere uno sconto di pena del 50%, indipendentemente dal tipo di rito che verrà applicato. Infatti, se poi Licata e le figlie scelgono il patteggiamento possono usufruire di un’ulteriore riduzione di un terzo della pena. Insomma, per i reati fiscali Licata potrebbe cavarsela con pene non proprio cospicue.
Restano poi i reati di truffa, quelli che scaturiscono dalle fatture false che sono servite non solo per evadere il fisco ma anche per ottenere ingenti finanziamenti da parte dello Stato e della Regione.
Più complicato, invece, è puntare al dissequestro di ristoranti e alberghi. In questo caso, la competenza è della sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Trapani. Questo procedimento, arrivato a novembre dello scorso anno, segue quello della procura di Marsala ma è completamente diverso. Infatti si tratta di un provvedimento di sequestro che solitamente viene applicato sui beni di persone sospettate di essere mafiose, in affari con la mafia, e comunque sui cui beni c’è il sospetto che possano essere di frutto di attività illecite. Lo stesso meccanismo è stato applicato per l’impero di Michele Licata. Il Delfino, la Volpara, il Baglio Basile, il Delfino Beach Hotel, e altri immobili e beni, secondo il Tribunale di Trapani sarebbero frutto, tutte o in parte, delle condotte illecite perpetrate negli anni da Michele Licata. Basti pensare alla fatture. Per gli inquirenti negli ultimi anni Licata ha fatto girare fatture per operazioni inesistenti del valore di 25 milioni di euro. Una cifra enorme, che sarebbe servita per evadere il fisco e per ottenere ingenti contributi pubblici.
Nei giorni scorsi Michele Licata ha subito un nuovo sequestro di beni, il terzo in un anno e mezzo: quattro milioni di euro. La Guardia di Finanza coordinata dalla Procura della Repubblica di Marsala ha sequestrato a Licata altri immobili, soldi, conti correnti e investimenti vari per quattro milioni di euro. Una cifra importante, che evidentemente era sfuggito all'altro e più ingente sequestro, quello otto milioni di euro di qualche mese fa. Ancora una volta si tratta di somme che secondo la Procura sono state ottenute illegalmente,perché erano soldi che Licata aveva "rubato" alle sue società negli ultimi anni, in questo modo evitando anche che le stesse pagassero le tasse. Anche perchè Licata, secondo le indagini, era un maestro nelle false fatturazioni. Sono state scoperte fatture per operazioni inesistenti per 25 milioni di euro, e tutto ciò è servito negli anni, a Licata, per appropriarsi di oltre nove milioni di euro. L'ultimo sequestro nasce proprio dalla tassazione che è stata evasa su questi nove milioni di euro, un sequestro che avviene in via diretta e nella forma “per equivalente” su beni e disponibilità finanziarie attualmente nella disponibilità del Licata. E' uno dei primi sequestri in italia che colpisce non i proventi di un reato, ma la tassazione dei proventi da reato, dato che la nuova legislazione impone di sottoporre a tassazione ormai anche i redditi di natura illecita. Quindi su Michele Licata, re delle strutture alberghiere e di molti altri business nel nostro territorio, è pendente un primo sequestro da 8 milioni di euro, un secondo sequestro da 4 milioni di euro (quello di oggi), più il sequestro record da 127 milioni di euro di un anno fa, per il quale il Baglio Basile, il Delfino Beach Hotel e la Tenuta Volpara sono stati messi sotto amministrazione giudizaria.