Il giorno dopo la chiusura della Leopolda, durante la quale gli hanno gridato "fuori, fuori", Pier Luigi Bersani ha deciso di iniziare dalla Sicilia il suo tour a sostegno delle ragioni del No al referendum. La prima tappa dell'ex segretario del Pd è stata la Facoltà di Giurisprudenza di Palermo, dove ha partecipato ad un convegno organizzato dal Centro Studi Pio La Torre.
"Prende la piega di un partito che cammina su due gambe. Arroganza e sudditanza - ha detto Bersani -. Perché a me ha fatto male sentire 'fuori fuori', ma ancor più male al di là della voce da tifoseria, mi ha fatto male il silenzio di chi è stato zitto. Questo vuol dire che oltre l'arroganza c'è anche la sudditanza. Ma su queste due gambe, un partito di sinistra, riformista, non può andare avanti. Non si aspettino che io levi il disturbo io e gli altri, io dirò alla gente che non ci sta 'venite dentro', 'non andatevene'. E' inutile che dicano 'il vecchio, il nuovo', 'voglion tornare', io non voglio niente. Vorrei dire la mia finché è possibile, perchè so che non è un problema di Bersani, ma è un problema di un pezzo di nostro mondo e che non è il pezzo peggiore".
Sull'intesa, firmata da Gianni Cuperlo, relativa alle modifiche al testo della Riforma, Bersani ha invece osservato:
"La cosa che mi preoccupa davvero è l'incrocio con la legge elettorale. Perché lì cambia la forma di governo, diventa un governo del capo con parlamentari nominati, una roba incredibile... Hanno fatto un documentino di una pagina. Ma un partito che ha il governo, la maggioranza parlamentare, se la cava scrivendo su un foglietto una cosa che poi Renzi ieri si è dimenticato anche di citare? No, vuole le mani libere su un punto sul quale non mi sento di dire 'sto sereno'. Io per stare sereno voto 'No' perchè solo così tecnicamente salta l'Italicum. Poi gli altri facciano quello che rite