Il teatro amatoriale si fa solo per passione. Non deve dar conto a qualcuno in merito ai contenuti proposti, solo il pubblico ne decreta il successo, partecipando ed emozionandosi. Fare una critica ad uno spettacolo di questo genere con gli stessi strumenti usati per valutare dei professionisti sarebbe un errore imperdonabile oltre che scorretto.
Sono stata ospite della rappresentazione del Don Chisciotte a modo mio della compagnia Sipario diretta da Vito Scarpitta. Il teatro Impero era quasi pieno e gli spettatori si sono divertiti. Hanno riso per le battute in dialetto sboccato, esattamente come accade nel meccanismo stimolo/risposta, battuta/risata. Il classico citato nel titolo è stato solo un pretesto per farne una parodia orfana di satira. Nel teatro amatoriale puoi fare a meno anche di questo, a quanto pare. Eppure, Don Chisciotte è andato fuori di testa a furia di leggere e questo aspetto poteva prestarsi per fare un po’ di satira di costume. Ecco, ho commesso l’errore di dire ciò che avrei voluto vedere e questo non si fa.
Però una parodia senza questa componente tradisce la sua stessa natura, diventa mera ginnastica dei muscoli facciali. Va bene, ci può anche stare. Ma chi si diletta a fare teatro nel dopolavoro non dovrebbe entrare nel merito di quanti hanno investito tutta la loro esistenza in questo ambito. Anche se giovani meritano rispetto e solidarietà. Le critiche si fanno nel merito. Le compagnie amatoriali svolgono una funzione sociale straordinaria, aggregano individui. Magari si diffondesse di più questa salubre passione nel tempo libero! Altro che palestra e social! Quanta timidezza verrebbe sconfitta e quanto gioverebbe tutto questo ai rapporti interpersonali. C’è spazio per tutti sul palco, purché ciascuno riconosca il proprio spazio. Ecco il punto.
L’operazione Ovadia a Marsala ha prodotto molti malumori, e lo stesso Vito Scarpitta ha scritto di recente una lettera, pubblicata su Tp24.it, in cui ha manifestato il suo scettiscismo contabile, oltre che di merito, rispetto ad alcune scelte fatte dal neo direttore. Ebbene, rientra perfettamente nelle competenze di un direttore artistico fare delle scelte arbitrarie per statuto. E di questo bisogna farsene una ragione. Chi ci mette la faccia rischia pure di rimettercela, pertanto deve scegliere ciò che ritiene più opportuno.
È vero, Marsala non ha mai smesso di offrire spettacoli in questi anni, ed è stato detto pure a Moni Ovadia, durante la prima conferenza stampa, ma i generi sono diversi, senza necessariamente fare classifiche, dico che c’è quello professionale e quello amatoriale. Possono piacere entrambi, ma bisogna tenere da conto che la professionalità ha un costo perché ne richiede molti, in termini di sacrifici e studio, è un lavoro per chi decide di farlo, senza certezze per giunta, continuamente sottoposto a prove e provini, all’interno di un sistema che non offre garanzie di alcun genere. Nonostante ciò, ancora resiste ed è dovere di tutti quelli che amano le arti tutelarlo. Suggerisco una battuta finale, che potrebbe essere tratta da un’opera di Vito Scarpitta: a stu picciotto, aspittamulo o stricaturi, e poi si viri.
Katia Regina