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19/02/2017 11:20:00

Marsala, imprenditore a processo per estorsione ai dipendenti. Chieste tre condanne

  Tre condanne sono state invocate dal pubblico ministero nel processo “Cefalù Carlo + 2”. Tre anni e 4 mesi di carcere sono stati chiesti per il Cefalù, imprenditore palermitano alle soglie degli 86 anni, accusato di estorsione in danno dei dipendenti. Ad assistere questi ultimi, costituitisi parte civile, è l’avvocato Vito Cimiotta. Parte civile non poteva ovviamente mancare  la solita locale associazione antiracket, rappresentata dall’avvocato Peppe Gandolfo, ormai specialista in questi processi.

I fatti contestati risalgono al 2007. “I dipendenti – dice l’avvocato Cimiotta - erano costretti anche a firmare quietanze per importi inferiori a quelli pattuiti, sempre dietro la minaccia di un imminente licenziamento”. Dodici, in tutto, i lavoratori sulle cui buste paga l’imprenditore avrebbe fatto la “cresta”. Per qualche tempo, pur di non rimanere disoccupati, i dipendenti hanno accettato senza ribellarsi.Nel 2008, però, hanno presentato una denuncia in Procura.

Con Carlo Cefalù sono sotto processo anche i marsalesi Giuseppe Cudia, di 55 anni, e Salvatore Abate, di 47. Cudia, anche lui dipendente della “C&C Group”, è accusato di tentata estorsione in danno di Cefalù. Secondo l’accusa, avrebbe tentato di costringere l’anziano imprenditore a cedergli, senza alcun pagamento, lo stabilimento marsalese della “Azzurra gelati”. Anche per lui il pm ha invocato la condanna tre anni e 4 mesi di carcere. Cudia, con Abate (per il quale il pm ha chiesto un anno e 8 mesi), è accusato anche di aver calunniato Carlo Cefalù. Nel corso della sua requisitoria, il pm ha anche evidenziato i “contrasti” che sarebbero sorti tra Cefalù e Cudia nell’amministrazione dell’azienda. La difesa (avvocati Salvatore Galluffo, Stefano Pellegrino e Stefano Venuti), replicherà il 23 marzo.