Raid a Caltanissetta, nell'ufficio di Lia Sava, procuratore Aggiunto della Procura nissena.
La scoperta al ritorno dalle vacanze di Pasqua. Qualcuno e' entrato nella stanza del magistrato, al quarto piano del Palazzo di Giustizia mettendo tutto a soqquadro. C'era il computer acceso e alcune piante erano state scaraventate a terra. Sul posto e' intervenuta la polizia scientifica, alla ricerca di eventuali tracce. La notizia e' stata confermata anche dal Procuratore Generale Sergio Lari, che e' stato immediatamente informato dal Procuratore della Repubblica di Caltanissetta Amedeo Bertone. Tuttavia il procuratore Lari non si sbilancia piu' di tanto, perche' ancora non e' stato accertato se dal Pc sono stati sottratti dei file riservati. "Ci sono indagini in corso. Solo una perizia informatica - spiega Lari - potra' chiarire se sono stati sottratti dei file con notizie riservate. Solo una consulenza informatica potrebbe chiarire questo aspetto. La competenza e' dell'autorita' giudiziaria di Catania. Aspetto di sapere se ci sono delle falle sul fronte della sicurezza". Pare infatti, che il sistema di telecamere, non funzioni. Lia Sava, e' uno dei magistrati del pool che si occupa delle indagini sulle stragi, sui beni confiscati e del caso dell'ex presidente di Sicindustria Antonello Montante.
PROCESSO BORSELLINO QUATER - La sentenza del quarto processo per la strage di via d'Amelio, che si celebra davanti alla Corte d'Assise di Caltanissetta, potrebbe essere emessa giovedi'. I giudici entreranno in camera di consiglio questa mattina alle 9,30. E' quanto ha stabilito il presidente Antonio Balsamo, al termine dell'udienza svoltasi oggi, nel corso della quale, l'avvocato Flavio Sinatra, difensore di Salvatore Madonia e Vittorio Tutino, ha chiesto per i due imputati l'assoluzione per non aver commesso il fatto. Il processo riprendera' domani alle 10 per le repliche dei Pm. La procura per i due boss ha chiesto l'ergastolo. Alla sbarra, oltre a Madonia e Tutino, entrambi accusati di strage, anche i falsi pentiti Vincenzo Scarantino, Francesco Andriotta e Calogero Pulci, chiamati a rispondere di calunnia per le false dichiarazioni rese all'inizio delle indagini. Per Scarantino sono stati chiesti 8 anni e sei mesi, mentre per Francesco Andriotta e Calogero Pulci, 14 anni di reclusione ciascuno.