Si è parlato dell’ex senatore Nino Papania nell’ultima udienza del processo scaturito dall’indagine Dda sul sistema, secondo l’accusa “illegale”, di raccolta e smaltimento dei rifiuti gestito dall’Ato Trapani 1 (“Alestra Salvatore + 5”).
Su richiesta della difesa è stato, infatti, ascoltato, davanti il Tribunale di Marsala, l’architetto Giovanni Maria Picone, dirigente operativo Area Sud Italia di Aimeri Ambiente. E proprio rispondendo a domande di alcuni difensori (avvocati Castellucci e Agosta) ha dichiarato che gli “consta indirettamente” delle “pressioni o segnalazioni dell’ex senatore Nino Papanìa per assunzioni di netturbini o autisti all’Aimeri”.
Ha detto che gliene parlava Orazio Colimberti, ex direttore dell’area Sud dell’Aimeri Ambiente. Colimberti è uno degli imputati del processo. Con lui, alla sbarra sono anche l’ex direttore dell’Ato Tp1, Salvatore Alestra, il capo impianto del cantiere Aimeri di Trapani, Salvatore Reina, nonché Michele Foderà, amministratore di fatto della “Sicilfert” di Marsala, Pietro Foderà, socio e responsabile dei conferimenti alla Sicilfert, e Caterina Foderà, responsabile amministrativo della stessa azienda. Alestra e Colimberti devono difendersi dall’accusa di corruzione.
Il primo non avrebbe denunciato i “disservizi” di Aimeri per ottenere favori da Colimberti, mentre agli altri è contestato il conferimento e il traffico “illecito” di oltre 47 mila tonnellate di rifiuti. “Non ho mai parlato direttamente con Papanìa – ha dichiarato l’architetto Picone – non mi ha mai chiamato. Delle segnalazioni per assunzioni l’ho appreso da Colimberti. Era con lui che Papanìa si rapportava”.
La testimonianza assume particolare importanza soprattutto in considerazione del fatto che, a suo tempo, il Senato non ha autorizzato l’utilizzo delle intercettazioni effettuate dagli investigatori nelle quali è stato ascoltato anche l’ex parlamentare alcamese del Pd. Tanto che il pubblico ministero Carlo Marzella, lo scorso anno, è stato costretto, suo malgrado, a chiederne la non acquisizione.