Mafia e corruzione sono due facce della stessa medaglia. La proposta di legge prevede perciò di estendere ai colletti bianchi indiziati dei reati più gravi la normativa voluta da Pio La Torre per i mafiosi e approvata dal Parlamento nel 1982, purtroppo solo dopo il suo assassinio, di cui domani ricorre il 35esimo anniversario. Come la mafia, dunque, anche la corruzione deve essere colpita sul piano finanziario: solo così si potrà arginare un fenomeno ormai diventato sistemico e salvare l'Italia degli onesti dalla bancarotta causata dai corrotti”. Queste sono le parole con cui Antonio Ingroia, presidente di Azione Civile, ha introdotto l'incontro che si è tenuto a Palazzo delle Aquile per presentare la petizione per una legge “La Torre bis” sul sequestro e la confisca dei beni ai corrotti.
“La Torre bis” - “Il fenomeno della corruzione – ha aggiunto – si è ulteriormente incancrenito e diffuso a livelli capillari. Siamo di fronte ad un sistema criminale integrato tra mafia e corruzione. C'è ancora la possibilità di ribaltare l'inerzia del nostro Paese che si proietta verso una deriva. Un Paese in cui il ventennio berlusconiano ha condizionato ed egemonizzato definitivamente la politica e la cultura. Un'ideologia che ha invaso il mondo della politica in modo totalitario e trasversale. Attualmente ai corrotti si applica la legge che si utilizza per ogni delitto comune, si possono sequestrare beni soltanto nell'ambito del procedimento penale per corruzione e concussione ed occorre la prova di una relazione tra il bene da sequestrare ed il delitto commesso". La proposta di legge: “Si prevede di equiparare il provvedimento ai 'pubblici ufficiali' indiziati dei reati più gravi della corruzione e della concussione, alla corruzione giudiziaria. Ma anche per i reati meno gravi contro la pubblica amministrazione, commessi dai privati, e l'abuso d'ufficio".
Presente all'evento il pm Antonino Di Matteo che si occupò proprio delle indagini sulla morte di La Torre: “Pio La Torre ha saputo essere un traino nel contrasto alla mafia e ai suoi legami con la politica: indagava dentro e fuori al partito e lo faceva senza attendere la magistratura. Oggi quel modo di concepire la politica è stato totalmente tradito. La memoria di La Torre è stata mortificata dalla classe politica anche quella nata dal partito comunista. Di Matteo ha poi affrontato il tema della lotta alla corruzione, fenomeno che "costituisce sempre di più l'altra faccia della medaglia rispetto a cosa nostra". Tra le modifiche legislative sollecitate dal magistrato per contrastare la corruzione oltre alla riforma della prescrizione anche l'utilizzo dell'agente provocatore o l'aumento della pena minima a seguito di certi reati.
Scontro magistratura-politica
“Ingroia è un amico. E' stato il protagonista di indagini importanti, quelle su Bruno Contrada e Marcello Dell'Utri ad esempio, indagini coraggiose” - ha aggiunto di Matteo - prima di affrontare il tema dello scontro tra politica e magistratura. “In realtà - ha ricordato - c'è stata un'azione unilaterale e continua di un'ampia parte della politica contro quella parte della magistratura che si ostina a esercitare un controllo di legalità nei confronti del potere”. Quindi ha ricordato sentenze come quella nei confronti del senatore Andreotti “che poco prima e poco dopo l'omicidio di Piersanti Mattarella aveva incontrati i capi mafia palermitani” e quella della Cassazione che ha sancito in via definitiva la responsabilità dell'ex senatore di Forza Italia Dell'Utri.
Franco La Torre ha invece inviato un messaggio Franco La Torre: “Questi sono giorni particolari per me e la mia famiglia nel ricordo di mio padre. Condivido comunque questa battaglia contro la corruzione. Battaglia che ho condiviso fin da quando con Antonio Ingroia abbiamo provveduto ad approntare il testo di questa La Torre bis. Per me è motivo di orgoglio che possa portare lo stesso nome di mio padre partendo dal fatto che la normativa antimafia da lui fortemente voluta fu approvata solo dopo la sua morte.