Novità sul caso del pastore della chiesa evangelica accusato di abusi sessuali su alcune ragazze: due “vittime” hanno confermato in aula le violenze subite.
Incidente probatorio, davanti al gip Riccardo Alcamo, nell’ambito dell’inchiesta che lo scorso 1 febbraio ha portato agli arresti domiciliari il 67enne trapanese Salvatore Lipari, pastore della Chiesa evangelica pentecostale di Marsala, accusato di violenza sessuale su quattro ragazze minorenni.
Nell’incidente probatorio sono state ascoltate due di queste, che hanno confermato le accuse mosse in precedenza. Le altre due ragazze saranno ascoltate il 4 maggio. L’incidente probatorio “cristallizza”, rendendole definitive ai fini processuali, le dichiarazioni di presunte vittime e testimoni.
Alla presenza di avvocati difensori e di parte civile, a porre le domande sono stati in particolare il giudice Alcamo e il pm Niccolò Volpe, che ha coordinato l’indagine dei carabinieri della sezione di pg della Procura, comandati dal maresciallo Francesco Pellegrino.
Nello stesso procedimento sono rimaste coinvolte, con l’accusa di favoreggiamento personale, due donne, M.C. e T.C., che sono madre e zia di una delle quattro ragazze che hanno denunciato il pastore. “Siete possedute da spiriti maligni – avrebbe detto il Lipari alle giovani - ma con le mie mani io vi libererò”. E con questa scusa, ne avrebbe abusato sessualmente per anni: dal 2009 al 2015. L’accusa contestata è, infatti, violenza sessuale aggravata e continuata. “Avete il Diavolo tra le gambe”, o qualcosa del genere, avrebbe detto Lipari alle giovani fedeli. E per “liberarle” le avrebbe palpeggiate nelle parti intime, facendo credere loro che quelle “pratiche” erano “necessarie” per scacciare il “maligno”.
L’indagine, intanto, non sarebbe ancora conclusa. Si sospetta, infatti, che altre ragazze possano essere state abusate, ma non hanno ancora avuto il coraggio di parlare uscendo allo scoperto.