La Sicilia è la seconda regione del Sud Italia per numero di imprese con titolare cinese, dietro la Campania. Secondo i dati di InfoCamere-Unioncamere e Movimprese sulle ditte individuali, in Sicilia sono presenti 2.245 imprese con titolare cinese (dati al 31 dicembre 2016), numero sostanzialmente stabile rispetto al 2011 quando erano 2.234, mentre la crescita più consistente si era verificata nei primi anni Duemila.
In Italia negli ultimi cinque anni, il boom si è avuto in Campania che aveva meno imprese cinesi della Sicilia (erano 2.176) e ora ne conta 3.170. Seguono la Puglia con 1.376 ditte (erano 1.163 nel 2011), la Sardegna con 745 (erano 711), la Calabria con 656 (erano 652), la Basilicata con 115 (erano 102) e, infine, il Molise con 65 imprese cinesi (erano 58 nel 2011).
Il settore primario in cui i cinesi investono in Sicilia è il commercio, con il 2.051 imprese (il 91%). Poi ci sono 126 imprese non classificate, 40 sono le attività dei servizi di alloggio e ristorazione, 8 imprese nei servizi vari, 4 sono presenti rispettivamente in agricoltura, manifatturiero, costruzioni e servizi a persone e imprese, una impresa rispettivamente nei settori di trasporto, assicurazioni, attività professionali e attività ricreative.
Per quel che riguiarda la distribuzione geografica sull'Isola, il maggior numero di imprese si concentra nelle province dove sono presenti le grandi città: a Catania sono 686, a Palermo 534 e a Messina 213. Seguono Agrigento (187), Trapani (175), Ragusa (167), Siracusa (156), Caltanissetta (88) ed Enna (39).
«La presenza di imprese cinesi e, in generale, straniere in Sicilia – lo dice Fabio Mazzola, professore ordinario di Economia politica all’Università degli studi di Palermo – non è un fattore negativo, soprattutto in una regione in difficoltà come la nostra. Le imprese cinesi, infatti, difficilmente hanno prodotti che spiazzano gli imprenditori locali ma, ad esempio nel settore della ristorazione, diversificano l’offerta creando a volte anche un vantaggio per i consumatori che hanno più scelta. Certo non si tratta di un fenomeno che può permettere alla Sicilia di fare grandi progressi nell’economia ma queste realtà, nel loro piccolo, a volte assumono anche manodopera locale, creando un po’ di occupazione».