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15/05/2017 12:45:00

La mafia e i supermercati Lidl in Sicilia. 15 arresti

 L'inchiesta coordinata dalla Dda di Milano è partita dalle attività criminali riconducibili alla famiglia mafiosa catanese dei Laudani. 15 arresti e due fermi fra la capitale lombarda e la Sicilia. In particolare, secondo quanto si è appreso, sono state poste in amministrazione giudiziaria quattro direzioni generali della società di grande distribuzione Lidl, cui afferiscono circa 200 punti vendita. Destinatarie delle misure sarebbero anche alcune società del consorzio che ha in appalto tra le proprie attività commerciali, anche la vigilanza privata del Tribunale di Milano. Secondo quanto si è appreso si tratterebbe di società che forniscono i vigilantes del Palagiustizia. Nell'operazione sarebbero emersi stretti rapporti tra alcuni dirigenti delle società coinvolte e messe in amministrazione giudiziaria, e alcuni personaggi ritenuti appartenenti alla famiglia dei Laudani. Le accuse sono di far parte di un'associazione per delinquere che ha favorito gli interessi, in particolare a Milano e provincia, della famiglia Laudani. Altri due fermi sono stati eseguiti a Catania.

Il procuratore aggiunto di Milano, Ilda Boccassini, ha spiegato che le indagini riguardanti la Lidl hanno accertat che 'sapevano chi corrompere. Era come pescare in un laghetto sicuro'. Nell'ordinanza cautelare, si legge che la presunta associazione per delinquere avrebbe ottenuto 'commesse e appalti di servizi in Sicilia' da Lidl Italia e Europsin Italia attraverso 'dazioni di denaro a esponenti della famiglia Laudani', clan mafioso 'in grado di garantire il monopolio di tali commesse e la cogestione dei lavori in Sicilia'. Gli arrestati, inoltre, avrebbero ottenuto lavori da Lidl Italia in Piemonte attraverso episodi di corruzione. La presunta associazione per delinquere, composta da 16 persone, avrebbe commesso 'una pluralità di delitti di emissione di fatture per operazioni inesistenti, dichiarazione fraudolenta mediante l'utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, omessa dichiarazione Iva, omesso versamento IVA, appropriazione indebita, ricettazione, traffico di influenze, intestazione fittizia di beni, corruzione tra privati'. In particolare, Luigi Alecci, Giacomo Politi e Emanuele Micelotta, tutti 'con il ruolo di capi e promotori', nel 2008 avrebbero costituito due società a cui fanno capo una serie di imprese, che si occupano di logistica e servizi alle imprese, intestate a prestanome al fine di permettere agli indagati una totale mimetizzazione. Queste imprese, poi, come si legge nell'ordinanza, avrebbero versato somme di denaro a Simone Suriano 'dipendente Lidl Italia srl, con il ruolo di associato' e finito oggi agli arresti domiciliari. Suriano sarebbe stato 'stabilmente a libro paga al fine di far ottenere appalti a favore di imprese facenti parte dei consorzi Sigi Facilitis e Sigilog'. La società Lidl Italia, invece, non è indagata. Soldi sarebbero stati versati, poi, anche a Salvatore Orazio Di Mauro, fino al suo arresto intervenuto nel 2016. Di Mauro sarebbe un 'esponente di spicco della famiglia Laudani. Le società della presunta associazione, tra l'altro, avrebbero versato denaro anche a Enrico Borzì, anche lui presunto esponente dell'associazione. I rapporti tra gli indagati e la famiglia Laudani, si legge negli atti, risalgono a tempo addietro e tra le finalità dei versamenti c'era anche quella di provvedere al sostegno dei detenuti della famiglia mafiosa dei Laudani