Si parla anche dei boss Lo Piccolo nelle carte dell'operazione antimafia Visir. Salvatore e Sandro Lo Piccolo, intimi con Messina Denaro, boss di Palermo - San Lorenzo, sono stati arrestti nel 2007 a Giardinello.
Sette giorni dopo nel Trapanese c'era chi si rammaricava per l'arresto. Le microspie captarono la conversazione fra Salvatore Angelo, mafioso di Salemi, e Fabrizio Vinci, imprenditore del calcestruzzo arrestato nel blitz dei carabinieri del Ros e del comando provinciale su richiesta della Direzione distrettuale antimafia di Palermo. Fa parte del clan di Mazara del Vallo.
Era Angelo a fargli delle confidenze. Evidentemente, annotano gli investigatori, Vinci godeva di rispetto negli ambienti mafiosi, nonostante sul suo conto qualcuno sostenesse che “... li sbirri lu sannu ma un ci fannu niente, picchì secondo mia è pure confidente, un mi lu leva mancu Dio dalla testa".
Comunque, Angelo raccontava a Vinci di essere riuscito ad inserirsi nell'esecuzione di alcuni lavori edili a Palermo. Con i Lo Piccolo aveva raggiunto un accordo economico: “ … pigghià una gara e… io ho la percentuale nella gara pure... mentre a chiddu lu pigghiaru a Palermo, era una parte… nella zona d'iddu lu capisti? Gli avevo parlato già io con Sandro... gli ho detto: '… Sandro fammi questa cortesia digli a tuo padre…' lui mi ha detto: '… ci lu dissi a lu papà non c'è problema”.
E invece i problemi arrivarono lo stesso: “... minchia pigghia dopo due giorni porco cane schifoso… picchì iddi firriavanu Palermo, Palermo, accussì tranquilli, che avevano problemi...”.
Poi, con l'arresto dei Lo Piccolo, molti affari sull'asse Mazara del Vallo - Palermo saltarono.
La malmessa famiglia mafiosa di Marsala, comunuqe, non era capace di gestire da sola i suoi appalti. Vincenzo D'Aguanno che, nel corso di una cena in un locale, scopre che i lavori di ristrutturazione e costruzione di alcuni immobili di una società ittica sono stati assegnati all'imprenditore Antonio Vanella, senza prima riunire tutti gli affiliati. «Del fatto dell'ittica non mi hanno detto niente», dice D'Aguanno all'imprenditore Michele Lombardo, raccontando quanto appreso durante la serata al ristorante. «Perché a te non ti hanno invitato, giusto? - sottolinea - Tu hai un'impresa. Due, tre imprese e tu non lo devi fare, perché?».
Un tradimento per D'Aguanno, che in passato sarebbe intervenuto in difesa proprio dell'imprenditore dopo che Nicolò Sfraga - l'uomo che avrebbe incontrato Messina Denaro - aveva avanzato una richiesta di pizzo. «Da questo Vanella ci sono andati amici, noi li abbiamo fermati», sbotta D'Aguanno. Prima di concludere la conversazione, D'Aguanno rileva un'altra violazione delle regole interne alla mafia: il riferimento è al comportamento dell'imprenditore Fabrizio Vinci, all'epoca impegnato nella realizzazione di alcuni lavori edili nel porticciolo di Mazara del Vallo.
Vinci aveva chiesto l'aiuto di un soggetto di Marsala per alcune opere di carpenteria, di fatto tagliando fuori dall'affare Michele Lombardo. «Scendendo da là - spiega D'Aguanno - mi sono fermato al porticciolo dove c'è l'amico nostro. Là a Mazara. Ci sta facendo tutte le cose, come si chiama carpenteria». Il risentimento per la mancata riconoscenza è evidente: «Che dobbiamo fare? Ca a sta banna non pensa mai e poi lo devo difendere. Perché?”.