“È un errore guardare la criminalità mafiosa con gli stessi occhi e parametri concettuali con cui si guardava la mafia nella prima Repubblica. Ora è emerso un nuovo crimine organizzato che è difficile gestire con gli stessi strumenti e norme della prima Repubblica come ad esempio il 416bis”. A dirlo è il procuratore generale Roberto Scarpinato, intervenuto alla conferenza “Seguite i soldi, troverete la mafia”, organizzata a pochi giorni dal venticinquesimo anniversario della strage di Capaci dall'associazione culturale Falcone e Borsellino in collaborazione con la Rete Universitaria Mediterranea e ContrariaMente.
Secondo Scarpinato il cambiamento sociale, culturale, economico internazionale che ha interessato il passaggio dalla prima alla seconda Repubblica ha “scompaginato anche gli assetti della società civile illegale e l’universo mafioso innescando una selezione della specie, che ha premiato le mafie silenti. Mafie che adattandosi hanno ridotto al minimo il metodo mafioso classico e l’uso della violenza cavalcando invece la logica del libero mercato”.
Una criminalità organizzata che, secondo il procuratore generale, delinea “sistemi di potere paralleli” contenenti “un elite di colletti bianchi e aristocrazie mafiose” che si occupano di grandi affari inaccessibili alla mafia tradizionale che si è sviluppata invece “all’interno dell’economia meridionale della prima Repubblica”. Per Scarpinato “oggi la torta è per pochi: i grandi affari sono gestiti in cabine di regia a cui hanno accesso ristrette elite di colletti bianchi e aristocrazie mafiose”, mentre durante la prima Repubblica “il rapporto tra mafia e corruzione era democratico, poiché la spesa pubblica era spalmata orizzontalmente”. Per questo, ha concluso il magistrato, “la battaglia” deve essere “su tutti i fronti”, primo fra tutti “il ripristino della democrazia politica contro i grandi poteri economici e finanziari, di cui la mafia mercatista è componente strutturale”.