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23/05/2017 11:00:00

I Giovani Avvocati: "In Sicilia parlare di lavoro nero negli studi legali non sta bene..."

I giovani avvocati che stanno illustrando in tutta Italia la proposta di legge che regolamenta il lavoro subordinato negli studi legali in Sicilia hanno incontrato una serie di ostacoli. " Parlare di sfruttamento di quanti percepiscono 300 euro al mese è tabù per alcuni ordini professionali che tutelano solo alcuni interessi". “In Sicilia parlare di lavoro nero negli studi legali non sta bene….”.

E’ la conclusione alla quale è giunta MGA (mobilitazione giovani avvocati) a conclusione di una serie di incontri nell’isola finalizzati ad illustrare la proposta di regolamentazione del lavoro subordinato degli avvocati all'interno degli studi legali, elaborata con la CGIL e a promuovere la Coalizione 27 Febbraio, che aggrega sindacati e associazioni che si occupano di lavoro autonomo e partiva iva sfruttato e sottopagato .

A raccontare quanto accaduto negli incontri promossi in Sicilia da MGA è il presidente nazionale Cosimo Matteucci evidenziando come a differenza di altre regioni il cammino per illustrare la proposta di legge sia stato a dir poco “ostacolato”.

L’obiettivo della proposta di legge, già presentata alla Camera dei Deputati da Chiara Gribaudo (PD) e Andrea Maestri (Possibile) è quello di eliminare l'incompatibilità prevista dalla Legge 247/12 e dare una tutela ai lavoratori più deboli della categoria professionale: gli avvocati parasubordinati, i precari degli studi legali, quelli che lavorano in nero o occultati da una partita iva, per stipendi che molto spesso non superano i 300 o 400 euro al mese, ed il cui lavoro costruisce la ricchezza dei “capi”, gli avvocati al vertice dello studio.

Gli incontri si sono tenuti a Messina, Catania, Caltanissetta, Enna e Acireale, facendo seguito a quelli organizzati in tutt’Italia ma lo sanno in pochi, perché non sono stati pubblicizzati quando non del tutto ostacolati.

“Ha fatto paura che si parlasse di lavoro nero negli studi legali, ha fatto paura come tutte quelle verità che ad alcuni conviene sottacere, nascondere sotto il tappeto buono del non detto, dell'apparenza- scrive Matteucci- Il Consiglio dell'Ordine di Messina ha accreditato il convegno di MGA tenutosi il 15 maggio in Tribunale; ma si è rifiutato di pubblicizzarlo - come fa per TUTTI i convegni validi per la formazione continua - senza fornire alcuna risposta scritta alla nostra formale richiesta di spiegazioni. Consultato telefonicamente sul punto il consigliere delegato alla formazione ha testualmente riferito che il Coa non avrebbe dato rilievo al convegno per due ragioni: 1) perché esso era privo del "garbo istituzionale" da loro richiesto;

2) perché l'argomento non era in linea con l'orientamento del COA stesso. Due domande sono d'obbligo. 1) Che tipo di "garbo istituzionale" è richiesto dal COA di Messina? 2) L'orientamento del COA di Messina è dunque quello di negare l'esistenza dello sfruttamento del lavoro nero di colleghi da parte di altri colleghi? Ossia di negare l'esistenza di una situazione notissima, risaputa, e però certamente scomoda da ammettere in certi ambienti?”

Di peggio è accaduto a Caltanissetta e ad Enna. Infatti il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Enna ha di fatto negato l' accreditamento dell'evento, ignorando due istanze regolarmente presentate. L'accreditamento dovrebbe essere concesso a prescindere dalle proprie convinzioni personali sui temi oggetto di convegni, eppure è stato negato.

“MGA è però testarda e ad Enna ci è andata lo stesso- prosegue la nota-All'esito di un colloquio informale tenuto con i colleghi incontrati, abbiamo riscontrato ciò che già a Messina e Caltanissetta pure era emerso: il lavoro nero negli studi legali è argomento scottante e tabù inviso al COA. Non se ne deve parlare. La nostra proposta di legge non piace a tutti. Tuttavia, sino ad oggi, nessuno si era sottratto al confronto. Il Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Enna lo ha fatto. Quello che in parte ci ha davvero sorpresi, pertanto, è che nei fori indicati, più che in altri, è evidente ciò che da tempo sosteniamo: il consiglio dell'ordine non rappresenta i propri iscritti, ma è voce solo di interessi particolari. La dialettica ed il contradditorio, quando si chiede di informare o semplicemente parlare di temi"scomodi", vengono negati, senza se e senza ma. Come sempre, MGA non si fermerà. Lo sfruttamento dei colleghi esiste e non saranno i No a chiuderci la bocca. In Sicilia torneremo presto, abbiamo un lavoro da finire”.

Il lavoro nero a Messina ed in Sicilia è una realtà in ogni categoria, ma negli ultimi tempi sta diventando sempre più esteso, sia quantitativamente che nel tempo. Lo sfruttamento diventa non più, una fase breve ed iniziale, ma la prassi e la regola nel tempo. Da qui la mobilitazione che sta interessando tutto il Paese ma che nell’isola stenta a decollare anche perché, quando la situazione è di crisi nera, si finisce con l’accettare tutto in silenzio. Purtroppo.