Nell'inchiesta sulla corruzione a Trapani emergono nuove accuse a carico di Mimmo Fazio, candidato sindaco e deputato regionale. Anche la sua casa, secondo la Procura, sarebbe stata in parte pagata dai Morace. Per Fazio si tratta di un rapporto di amicizia, per gli investigatori è la prova di come il politico fosse assoldato dalla famiglia di imprenditori per favorire i loro interessi nella navigazione. Secondo quanto è emerso dalle ultime perquisizioni, si ipotizza che i Morace avrebbero pagato a Fazio la ristrutturazione della sua abitazione, di un B&B e della casa della suocera, in piazza Lucatelli, a Trapani, per un totale di 105.000 euro. Fazio si è giustificato dicendo che si trattava di un compenso per la consulenza svolta da lui a Morace proprio nella vertenza con la Regione Siciliana per la vicenda dei trasporti marittimi, ma non c'è corrispondenza con quanto dichiarato da Morace.
Sono stati i carabinieri trapanesi, agli ordini del comandante provinciale Stefano Russo, a scovare durante la perquisizione a casa di Fazio del 19 maggio scorso, alcune fatture per lavori edili. Le fatture sono state rilasciate da imprese e artigiani alla Liberty Lines dei Morace, ma gli immobili interessati sono di Fazio e della suocera. I lavori riguardano il rifacimento del bagno agli impianti elettrici, dai serramenti ai balconi pericolanti. I titolari delle imprese, sentiti dai militari, hanno confermato che fu Fazio a dare l'indicazione di fatturare alla Liberty Lines.
Il Gip sottolinea che l'onorevole non si è dimesso dalla carica di deputato regionale “della quale ha fatto mercimonio e che potrebbe continuare a strumentalizzare per fini diversi dal perseguimento del pubblico interesse”.
Il 30 maggio Fazio ha scritto in una memoria di avere ricevuto 150 mila euro dai Morace come "premio" per avere indotto la Ustica Lines ad agire in giudizio affinché la Regione sborsasse gli interessi per i ritardi nei pagamenti. Secondo il giudice, il deputato e candidato a sindaco di Trapani "ha cercato di aggiustare il tiro" e in ogni caso "spingendo Vittorio Morace ad intentare una causa contro la Regione, il deputato ha operato da fedele servitore dell'imprenditore piuttosto che delle istituzioni, ciò che appunto gli viene rimproverato".