Se non si rinnova l’accordo tra Trenitalia e la Regione Sicilia rischiano di saltare quei pochi treni nuovi che la Sicilia ha. In poche parole se la Sicilia non paga e conferma l’accordo con l’azienda, Trenitalia potrebbe riprendersi i sei nuovi treni "Jazz" arrivati sull’isola lo scorso anno e per i quali l’azienda ha già anticipato 41 milioni di euro proprio in virtù del contratto con la Regione. Inoltre rischiano di saltare anche i treni diesel programmati per il 2020. Sono queste e condizioni che ha posto Orazio Iacono, direttore del trasporto regionale di Trenitalia nel corso di una riunione all’Ars convocata dalla IV commissione.
Il contratto scaduto il 31 dicembre 2016 doveva essere rinnovato con un nuovo decennale, ma il blocco di due emendamenti ha fermato tutto. Uno di questi emendamenti stanzierebbe 83 milioni di euro in 7 anni tra il 2020 e il 2026. La proposta di Trenitalia alla Regione è di 113 milioni circa di euro all’anno (contro i 111 milioni attuali) a partire appunto dal 2020, con una sorta di «maxirata» nel 2026, ultimo anno di contratto, quando i milioni di euro diventerebbero 128. Se questi fondi fossero sbloccati, coprirebbe le spese, ma allo stato attuale, quei soldi non ci sono. Il secondo emendamento è ancora più delicato perchè riguarda la possibilità di acquisto in proprio, da parte della Regione, di nuovi treni. Per questo progetto ci sono circa 300 milioni di euro, provenienti da gare già effettuate e aggiudicate (ma bloccate dal Tar), da finanziamenti europei e da fondi propri. Anche questi 300 milioni di euro, sono però bloccati. Il dipartimento Trasporti, proprio in virtù della «possibilità» di acquistare in proprio il materiale rotabile, ha chiesto a Trenitalia più chilometri per le corse e un incremento dei servizi offerte. Anche in questo caso, niente da fare. Si è arrivati dunque ad un muro contro muro che rischia di prolungarsi per molto, molto tempo.
«Si era partiti da una proposta da parte di Trenitalia di un contratto di servizio di 15 anni, ma non è stato possibile per via di uno no da parte dell’Autorità, così si è arrivati a dieci anni. Ci sono due emendamenti bloccati all’Ars: il clima politico attuale e il fatto che siamo a fine legislatura di certo non aiutano il percorso – dice Pistorio -. Per questo, non possiamo dare dei tempi. Quello che è certo è che è vero che le cifre del contratto di servizio sono tra le più basse d’Italia, ma è anche vero che anche le nostre tariffe sono tra le più basse d’Italia. Non vogliamo aumentare il prezzo dei biglietti ai nostri cittadini, non sarebbe giusto. Se firmassimo il contratto a queste condizioni, succederebbe questo, e noi lo vogliamo evitare".