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08/06/2017 00:00:00

Salvatore Borsellino: "Riina, lo Stato paga cambiale contratta 25 anni fa"

È sconvolto Salvatore Borsellino, il fratello del giudice massacrato con cinque agenti di scorta nella strage di via D’Amelio. È sconvolto dall’idea che si possa «anche lontanamente pensare a una morte dignitosa per una belva come Totò Riina».

Perché?

«Intanto, se dico che davanti all’idea o alla proposta ventilata in Cassazione mi viene da vomitare è poco. Lo Stato dopo 25 anni da quell’orrore in questo caso si appresterebbe a pagare una cambiale contratta con un mafioso per armare la sua mano ed eliminare il vero ostacolo alla trattativa fra lo stesso Stato e la mafia».

La Cassazione sembra limitarsi a considerare l’ipotesi della malattia, dell’età e di una fine «dignitosa»...

«Vogliamo dimenticare che questo sanguinario capomafia fino a qualche mese fa se ne stava a passeggiare in carcere lanciando messaggi di morte contro magistrati e tanti impegnati nel chiedere verità e giustizia?».La Cassazione non mette in discussione reati e stragi...

«La Cassazione dovrebbe solo ricordare di avere davanti uno che ha fatto a pezzi i servitori dello Stato e che ha ordinato di sciogliere nell’acido perfino un bambino».

Lei parla con certezza assoluta di «una cambiale».

«Riina, quando ha scatenato la sua furia contro Falcone e Paolo Borsellino, sapeva che, in caso di arresto, non sarebbe morto in carcere. Rientrava nel patto di chi gli armò la mano, commissionandogli la seconda strage. Un pezzo della “Trattativa”. Se questo è lo Stato italiano non rispondo delle mie azioni. È vergognoso. Dopo che negano da anni la “Trattativa”, adesso parlano di “morte dignitosa’” Si ripete il canovaccio del maxi processo».

Quale canovaccio?

«Ai suoi accoliti Riina, durante il maxi processo, diceva di stare tranquilli perché tutto si sarebbe sistemato in Cassazione. Cosa che non potette accadere solo perché, lavorando Falcone e Borsellino d’anticipo, si riuscì a disarcionare Corrado Carnevale dalla sezione penale della Cassazione. E cambiando presidente caddero i patti. Arrivando al verdetto passato in giudicato. Adesso Riina continua a modo suo a rassicurare. Ottenendo in cambio la pietà di questa controfigura dello Stato».

Che cosa vuol dire che non risponde delle sue azioni?

«Annullerò le commemorazioni per l’anniversario del 19 luglio. Che cosa commemoriamo a fare 25 anni dopo? Vogliamo commemorare Paolo mettendo in libertà l’assassino dei suoi ragazzi fatti a pezzi in via D’Amelio? Non ne posso più di questo Stato che ha liberato pure Bruno Contrada prima del tempo perché in fin di vita anche se adesso rilascia interviste. O vogliamo che il figlio di Riina continui ad andare in Tv ad esaltare la figura del padre? Se penso a che cosa ha sacrificato Paolo, alla sua vita perduta, davanti a questa notizia sento crollarmi tutto addosso, dopo tanti anni di lotte e di corse da un tribunale all’altro per invocare verità e giustizia».

 

Corriere.it