Stando ai dati raccolti da Cribis in merito allo Studio dei Pagamenti, la Sicilia risulta essere la regione più lenta per quanto concerne le remunerazioni commerciali. Fra tutte le province, poi, spicca in negativo il messinese: secondo l’indagine, infatti, solo il 17,9% delle aziende è puntuale nei pagamenti, mentre nel 60% dei casi i pagamenti vengono corrisposti entro il limite di 30 giorni. Il che non rappresenta certamente una nota di merito.
Il motivo? Il ritardo nei compensi che le aziende corrispondono ai fornitori sono a loro volta dovuti ad un vizio di forma: spesso, infatti, il ritardo dei flussi di cassa aziendali non dipende da una volontà quanto piuttosto da una necessità, in quanto sono gli stessi clienti delle aziende a ritardare il pagamento del bene o servizio che hanno acquistato. Ed ecco che il problema delle fatture insolute diventa la ragione principale di questo circolo vizioso: come risolverlo?
Prevenire il rischio dell’insoluto
Il primo passo per evitare il rischio degli insoluti, è assicurarsi che questa evenienza non possa presentarsi. In altre parole, ogni azienda dovrebbe sempre valutare l’affidabilità del cliente verificandone le informazioni commerciali e personali, così da capire se vi è la presenza di protesti o di altri dati che potrebbero testimoniare una scarsa tenuta finanziaria. Il modo migliore per farlo è richiedere report sulle aziende direttamente online presso portali specializzati come Icribis.com: così facendo, l’azienda venditrice potrà capire anzitempo se un cliente può trasformarsi in un cattivo pagante, ed abbattere dunque i rischi.
Come avere la certezza di essere pagati?
La strategia migliore per avere la certezza di essere pagati, è staccare al cliente una fattura regolare, che possa eventualmente essere impugnata di fronte ad un giudice: in assenza di fattura, infatti, il rischio di dire addio al compenso è altissimo. Ma quali sono le informazioni che dovrebbero essere sempre inserite in una fattura? Innanzitutto i termini relativi al pagamento e ovviamente le scadenze del suddetto che, se non specificate, potrebbero fornire un appiglio perfetto al cattivo cliente. Inoltre, vanno anche aggiunte informazioni quali gli interessi da pagare in caso di ritardo, i dati anagrafici del cliente e i dati relativi a tutti i contatti aziendali.
Recupero crediti: a chi rivolgersi?
Se il cliente continua a non pagare, a fronte di solleciti più o meno ufficiali, uno dei modi più indicati è affidarsi ad un’agenzia di recupero crediti, che possa ovviamente vantare un trascorso ed un’esperienza tali da darvi la garanzia dell’effettivo recupero di ciò che vi deve il vostro cliente. Inoltre, una soluzione alternativa la si può trovare nel contratto factoring: questa forma di contratto, infatti, prevede la cessione dei crediti ad un’azienda terza, che di fatto si occuperà di recuperarli pagando di tasca sua i suddetti crediti. Questo ha ovviamente un costo, dato che l’azienda si assume il rischio creditizio e dunque richiede una commissione.
Ad ogni modo, il factoring rappresenta un ottimo sistema per avere immediatamente la liquidità nelle proprie casse aziendali e per procedere all’estinzione dei debiti con i fornitori, oppure agli investimenti.