A Palermo le elezioni, alla fine, le ha vinte Una Marina di libri. Una vittoria schiacciante senza ballottaggio per il festival letterario che è riuscito a creare per 25.000 visitatori (secondo una stima orientativa) uno spazio al riparo dalla temperie politica cittadina.
E pensare che nei primi due giorni della manifestazione si era temuto il peggio sia per l’affluenza sia per l’organizzazione. Il week-end ha risollevato le sorti dell’iniziativa e ne ha disvelato due caratteri peculiari: innanzitutto la Marina non è il Salone del libro di Torino e poi non deve essere considerata il terzo polo - con Torino, appunto, e Milano - dei festival di letteratura in Italia.
Non perché abbia qualcosa in meno per numero di biglietti staccati o per programma, ma perché si propone ai lettori come un microcosmo assolutamente diverso: un ritrovo dove il libro non è il fine, ma soltanto un mezzo capace di dare l’abbrivio a forme di dialogo diverse e, talvolta, inaspettate.
Bastava passare dallo spazio della libreria Dudi per accorgersene: un indefinibile numero di bambini si divertiva a giocare assieme, partendo dalle pagine di grandi libri illustrati, mentre con i librai i genitori sceglievano le storie da portare a casa per la sera.
La Marina ci ha dato testimonianza che è ancora possibile vivere con passione il senso di comunità, che la gente sceglie - pagando un simbolico biglietto, deterrente soltanto per i disturbatori dell’edizione del passato anno – di appartenere ad un ambiente fuori dai rumori bassi di una politica scialba.
Sotto questo aspetto la Marina non è il terzo polo, ma il primo. E da qui bisogna ripartire per cercare di fondare non il festival più importante del Sud Italia, ma una vera nuova democrazia, come ha sostenuto Achille Occhetto in uno degli ultimi appuntamenti della fiera.
Le contraddizioni dell’Occidente fioriscono e sanguinano di più (Giosuè Calaciura) a Palermo e in tutta la Sicilia, mai però smettono le parole di educarci al necessario senso di utopia che ci permette di sfuggire all’albagia del torpore nostrano e di sperare un presente altro da quello che ci avvince.
L’educazione era il tema trainante di una Una Marina di libri. Non poteva restituire lezione migliore.
MARCO MARINO