Le reti idriche italiane e siciliane non sono messe bene. E’ questo lo scenario venuto fuori dal Watec Italy 2017, un convegno internazionale dedicato alla gestione e alla salvaguardia delle risorse idriche che si è svolto a Palermo. Gli esperti del settore, hanno riflettuto e si sono confrontati sulle nuove sfide del futuro, su come aumentare la depurazione, riutilizzare le acque e sviluppare la dissalazione. La situazione delle riserve idriche in Sicilia è aggravata dalla siccità. Le riserve sono diminuite del 15% mettendo a secco gli invasi privati di oltre 75 milioni di metri cubi d’acqua.
Altro problema è quello della dispersione idrica. Palermo è la città dove si perde più acqua a livello regionale con il 54,6%. Seguono Messina (54,1%), Agrigento (53,5%) Ragusa (53,4%), Catania (51,6%), Siracusa (47,4%) Trapani (46,7%) ed Enna (37%). Caltanissetta è la città siciliana più virtuosa con il 26% di perdite d’acqua. Per le acque reflue l’Italia è 27esima nella classifica OCSE: peggio di noi solo Turchia, Slovenia e Messico. Il 60,83% dei residenti italiani è collegato ad impianti di depurazione delle acque reflue urbane.
Aspetto positivo invece è quello della dissalazione dove la Siclia è protagonista. Nel nostro paese, infatti, le acque rese potabili sono 13,6 milioni di metri cubi su un totale di 9,1 miliardi di metri cubi, soltanto lo 0,1%. Considerando, che l’Italia è una penisola, il dato acquisisce un valore paradossale. Attualmente la dissalazione avviene in Sicilia, in Toscana e in Liguria. Ma è nell’Isola che vengono prelevati 12,6 milioni di metri cubi d’acqua, pari al 92,5% del totale nazionale.