“L’arresto di Matteo Messina Denaro, è una priorità assoluta nella lotta a Cosa nostra. Il suo arresto nella situazione di difficoltà che al momento vive l'organizzazione, il venir meno anche di questo punto di riferimento, potrebbe costituire, anche in termini simbolici, un danno enorme”. Non possono che risaltare queste parole e questo aspetto dalla relazione annuale della Direzione Nazionale Antimafia presentata nei giorni scorsi al Senato, dal Procuratore Franco Roberti.
COSA NOSTRA IN CRISI - E’ da un lato una Cosa nostra in crisi, quella che viene fuori dalla relazione; un’associazione criminale che sente la mancanza di una leadership, perché incapace di trovare nuovi referenti; una Cosa nostra che ha subìto i colpi assestati dall’azione di contrasto dello Stato con arresti, sequestri e beni confiscati, ma nonostante queste “debolezze”, è una Cosa nostra che continua ad essere un’organizzazione comunque solida e fortemente radicata nel territorio, “riconosciuta per autorevolezza da vasti strati della popolazione - si legge nella relazione -, dotata ancora di risorse economiche sconfinate ed intatte e dunque più che mai in grado di esercitare un forte controllo sociale ed una presenza diffusa e pervasiva”.
INFILTRAZIONE - Come per la ‘ndrangheta l’aspetto che più caratterizza Cosa nostra siciliana è la sua capacità di infiltrarsi in ogni settore delle attività economiche e finanziarie, reinvestendo spesso in attività lecite i proventi delle sue attività illecite. C’è insomma una commistione di due mondi, lecito ed illecito, che oggi sta consentendo ai mafiosi di diventare abili conoscitori dei meccanismi di finanziamento della pubblica amministrazione e ormai in grado di avvantaggiare le loro imprese a danno di quelle non allineate.
IL RUOLO DEL FACILITATORE - Per portare avanti questa nuova strategia dell’organizzazione, Roberti segnala, nella sua relazione, la presenza di una figura come il “Broker Facilitatore”. Una figura in grado di fare incontrare offerta e domanda, soprattutto per aggiudicare appalti e gare pubbliche. Si tratta di professionisti che avevano un passato nel settore pubblico, ex politici o ex funzionari pubblici, che permettono di far funzionare al meglio la macchina della corruzione, facendo dialogare chi prende tangenti con la criminalità che vuole aggiudicarsi gare di appalto pubbliche.
ESTORSIONE E DROGA - Nonostante l’aumento delle denunce da parte delle vittime, risulta ancora estremamente diffusa l’imposizione del pizzo alle attività commerciali e alle imprese. Le estorsioni continuano comunque a rappresentare un sistema efficace per controllare il territorio e per gli introiti immediati dell’organizzazione. Cosa nostra riesce ancora con una certa facilità ad imporre il pizzo e tra le altre attività tradizionali è riuscita a riprendere il controllo dello spaccio delle sostanze stupefacenti.
RIFIUTI - Il patrimonio di Cosa nostra nonostante i sequestri continua ad essere sterminato e quasi sempre intestato a prestanome e broker che sanno farlo fruttare. Uno dei settori dove cresce maggiormente l’infiltrazione mafiosa è quello degli appalti che riguardano in particolar modo il traffico dei rifiuti, ma anche quello turistico è uno di quelli emergenti e a rischio.
Il procuratore Roberti, nonostante la mancanza di un vertice, ha sottolineato come Cosa nostra continui a mantenere una “struttura unitaria e piramidale”. Da qui la necessità di mantenere al massimo livello il regime carcerario del 41 bis per impedire le comunicazioni tra l’esterno e i boss detenuti in carcere che mantengono intatto il loro potere.