E’ morto Cosimo D’Amato, il boss pentito che svelò alcuni retroscena, non decisivi, sull’esplosivo usato per la strage di Capaci. D’Amato, gravemente malato da tempo, già in carcere per altri reati quando fu condannato con rito abbreviato a 30 anni per l'attentato a Falcone, raccontò ai pm di Caltanissetta la provenienza di una parte dell’esplosivo usato il 23 maggio del 1992: si trattava di tritolo estratto da alcune bombe della seconda guerra mondiale rimaste in fondo al mare, una partica non nuova negli ambienti criminali, già descritta dal pentito del neofascismo Carlo Digilio che descrisse lo svuotamento dei residuati bellici per ricavare il tritolo usato nelle stragi di stampo ordinovista. D’Amato confermò le dichiarazioni che aveva già fatto Gaspare Spatuzza ma il suo racconto non spiega altri aspetti chiave della strage, soprattutto le tracce di pentrite ritrovate nell’area dove era stato allestito ‘il cantiere’ della morte, lungo l’autostrada Palermo-Capaci.