Un 39enne marsalese, Michele Russo, è stato assolto dal giudice Francesco Parrinello dalle accuse di rapina e lesioni personali. Per lui, il pm aveva chiesto 2 anni e 2 mesi di arresto. Hanno fatto breccia, però, le argomentazioni degli avvocati difensori Ignazio Bilardello e Antonino Sammartano, che hanno affermato come non vi fosse alcuna certezza che a commettere la rapina fosse stato l’imputato.
C’era buio e la vittima non poteva essere certo che si trattasse di Russo, al quale gli investigatori sono arrivati osservando le immagini filmate dalle telecamere del sistema di video-sorveglianza del negozio di telefonia dal quale, poco prima, erano usciti sia la vittima della rapina, Francesco Giambanco, abitante in contrada Fontanelle, che il presunto rapinatore. Teatro dei fatti, la sera del 15 gennaio 2016, è stata una stradina buia nei pressi del negozio “PC Planet”, in contrada Tabaccaro.
Nell’atto d’accusa redatto dalla Procura marsalese (richiesta di rinvio a giudizio) si legge che Russo avrebbe commesso il reato di rapina “con violenza e minaccia”. Violenza “consistita nell’afferrare alle spalle Giambanco Francesco e nel trascinarlo in una via buia dandogli alcuni schiaffi” e minaccia “consistita nel raccogliere una pietra da terra e nel mostrargliela dicendogli: ‘appena tu telefoni ai carabinieri, ti ammazzo”. Poi, il malvivente si impossessò del borsello della vittima, all’interno del quale c’erano 35 euro. E nello strappargli il borsello, gli strinse la cinghia di cuoio al collo. Per il giudice, però, non fu Michele Russo a commettere quella rapina. O comunque, non c’è la prova.