Continua da un mese lo sciopero della fame di Angelo Niceta, l'imprenditore che ha iniziato questa forma di protesta per chiedere allo Stato risposte sulla sua protezione e sul riconoscimento dello status di testimone di giustizia come chiesto dai magistrati Nino Di Matteo e Pierangelo Padova della Dda di Palermo.
Niceta da mesi collabora con i pm palermitani. "L'incertezza sul caso Niceta - dice il deputato Pd Davide Mattiello, che in commissione Antimafia coordina il gruppo di lavoro sui testimoni di giustizia, i collaboratori e le vittime di mafia - è un favore alla mafia. Ho studiato le carte della vicenda che riguarda Niceta, testimone per l'accusa in processi molto delicati e in corso di svolgimento come quello sui rapporti tra pezzi di Stato e Cosa Nostra aperto a Palermo. Ho intanto proposto l'acquisizione formale degli atti in Commissione Parlamentare Antimafia, perché alcune domande meritano una risposta urgente".
I familiari di Angelo Niceta replicano alle accuse, comunicando di aver intrepreso delle azioni legali nei confronti del loro parente. Qui di seguito la loro replica:
"La recente interrogazione parlamentare presentata al Ministro dell’Interno dal deputato Erasmo Palazzotto sul c.d. caso Niceta ha riportato l’attenzione sulla travagliata vicenda umana e giudiziaria che da quasi quattro anni sconvolge l’esistenza dei Sig.ri Piero, Olimpia e Massimo Niceta e delle loro famiglie. I Sig.ri Niceta ribadiscono la propria estraneità ad ogni vicenda illecita, respingendo fermamente gli attacchi proditori, ingiustificati, mendaci e privi di qualsiasi riscontro posti in essere dal Niceta Angelo, che risultano lesivi all’immagine e alla onorabilità della famiglia NICETA, la cui soluzione processuale, purtroppo risente di tempi non consoni con il principio di CELERITA’. Per tali ragioni, sin d’ora, stante i tempi BIBLICI del procedimento di prevenzione, i Sig.ri Piero, Olimpia e Massimo Niceta, hanno conferito mandato ai propri difensori affinchè predispongano, nelle sedi preposte, le iniziative necessarie a tutela dell’onore e del decoro, personali e familiari, degli stessi. Fatto certo è che negli anni scorsi la procura di Palermo ha ritenuto destituite di ogni fondamento le violazioni contestate ai sig.ri Niceta archiviando le indagini che ne erano scaturite".