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04/07/2017 20:00:00

Mafia, Niceta continua lo scipero della fame. La replica dei familiari

Continua da un mese lo sciopero della fame di Angelo Niceta, l'imprenditore che ha iniziato questa forma di protesta per chiedere allo Stato risposte sulla sua protezione e sul riconoscimento dello status di testimone di giustizia come chiesto dai magistrati Nino Di Matteo e Pierangelo Padova della Dda di Palermo.

Niceta da mesi collabora con i pm palermitani. "L'incertezza sul caso Niceta - dice il deputato Pd Davide Mattiello, che in commissione Antimafia coordina il gruppo di lavoro sui testimoni di giustizia, i collaboratori e le vittime di mafia - è un favore alla mafia. Ho studiato le carte della vicenda che riguarda Niceta, testimone per l'accusa in processi molto delicati e in corso di svolgimento come quello sui rapporti tra pezzi di Stato e Cosa Nostra aperto a Palermo. Ho intanto proposto l'acquisizione formale degli atti in Commissione Parlamentare Antimafia, perché alcune domande meritano una risposta urgente". 

I familiari di Angelo Niceta replicano alle accuse, comunicando di aver intrepreso delle azioni legali nei confronti del loro parente. Qui di seguito la loro replica:

"La recente interrogazione parlamentare presentata al Ministro dell’Interno dal deputato Erasmo Palazzotto sul c.d. caso Niceta ha riportato l’attenzione sulla travagliata vicenda umana e giudiziaria che da quasi quattro anni sconvolge l’esistenza dei Sig.ri Piero, Olimpia e Massimo Niceta e delle loro famiglie. I Sig.ri Niceta ribadiscono la propria estraneità ad ogni vicenda illecita, respingendo fermamente gli attacchi proditori, ingiustificati, mendaci e privi di qualsiasi riscontro posti in essere dal Niceta Angelo, che risultano lesivi all’immagine e alla onorabilità della famiglia NICETA, la cui soluzione processuale, purtroppo risente di tempi non consoni con il principio di CELERITA’. Per tali ragioni, sin d’ora, stante i tempi BIBLICI del procedimento di prevenzione, i Sig.ri Piero, Olimpia e Massimo Niceta, hanno conferito mandato ai propri difensori affinchè predispongano, nelle sedi preposte, le iniziative necessarie a tutela dell’onore e del decoro, personali e familiari, degli stessi. Fatto certo è che negli anni scorsi la procura di Palermo ha ritenuto destituite di ogni fondamento le violazioni contestate ai sig.ri Niceta archiviando le indagini che ne erano scaturite".