Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi.
Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie. Cookie Policy   -   Chiudi
08/07/2017 09:00:00

Chiesti sei anni di carcere per l'ex presidente dell'associazione antiracket di Marsala

 Chiesti sei anni di carcere per Michele Lusseri, l'ex presidente della "famosa" associazione antiracket di Marsala, quella che si chiamava fino a poco tempo fa "Paolo Borsellino", e che è stata costretta a cambiare nome dopo una diffida del figlio di Borsellino, Manfredi.

Derubricando i reati inizialmente contestati (maltrattamenti e molestie sul posto di lavoro) in tentata violenza privata e tentati atti sessuali, la Procura ha chiesto la condanna a sei anni di carcere per Lusseri, attualmente gestore di un centro scommesse Gold Bet di Marsala.

E' stato denunciato da una dipendente (Isabel Liotta) dopo il licenziamento. Il centro scommesse è quello al civico 8 di via Abele Damiani e nel corso del processo, in Tribunale, è emerso, come affermato anche dalla figlia dell’imputato, che tra Lusseri e la sua dipendente era nata un’intesa sentimentale.

“Mio padre – ha dichiarato la figlia in aula – licenziò Isabel Liotta nel luglio 2015 perché mia madre lo ha messo con le spalle al muro, dicendogli: ‘O me, o lei’. A mia madre, infatti, furono riferite voci di una storia tra mio padre e Isabel Liotta e per questo ebbe un crollo psicologico. A casa, davanti a mia madre, mio padre ha confermato la relazione, ma ha detto che c’era stato solo un bacio. Poi, abbiamo saputo che le pagava la casa, le aveva comprato un telefono cellulare e che il 14 febbraio le aveva fatto un regalo”.

Nel frattempo, ai familiari non erano sfuggiti certi atteggiamenti, alcuni comportamenti che non erano improntati al semplice rapporto tra datore di lavoro e dipendente. “Da gennaio 2015 – ha, infatti, affermato la figlia dell’imputato – la Liotta era molto più affettuosa con mio padre. Era lei che gli stava addosso. Si scambiavano spesso messaggi sul cellulare. Anche se lei aveva una relazione con Accardi, che lavorava nella stessa agenzia Gold Bet”. A difendere l’imputato sono gli avvocati Luisa Calamia e Duilio Piccione.