Antonio Ingroia, noto ex magistrato di Palermo che si è occupato dei casi più importanti di mafia degli ultimi anni, ha commentato su Twitter la sentenza di assoluzione della Cassazione nei confronti di Bruno Contrada, ex capo della squadra mobile di Palermo e poi alto dirigente dei servizi segreti.
Contrada era stato condannato in via definitiva nel 2007 a 10 anni di carcere per aver favorito la mafia siciliana tra la fine degli anni Settanta e gli anni Ottanta. La Cassazione ha deciso che Contrada non può essere punito perché il reato di cui veniva accusato – concorso esterno in associazione mafiosa – all’epoca «non era sufficientemente chiaro» nella legislazione italiana.
Ingroia rimane convinto che Contrada sia colpevole, e ieri lo ha ribadito più volte su Twitter.
Per “garantismo” si intendono una serie di tutele che il sistema giudiziario di ogni paese avanzato si impegna a garantire ad ogni imputato, come il diritto a un processo equo e la presunzione di innocenza, e che si estendono anche a dopo la condanna.
Con la sua dichiarazione, Ingroia sembra lasciare intendere che queste tutele non debbano valere per tutti. Poco dopo, Ingroia ha spiegato che la sua era “una battuta”, in cui “c’era un po’ di ironia”.
Una spiegazione un po' più articolata di 140 battute sui motivi per cui la condanna a #Contrada resta. https://t.co/WLQpq2osti
— Antonio Ingroia (@AntonioIngroia) 8 luglio 2017