Dalla fine degli anni ‘70 in provincia di Trapani, come in tutta la Sicilia, si è costruito lungo le coste e vicino alle spiagge, senza avere rispetto della natura e dell’ambiente circostante né tantomeno della legge del 1976 che imponeva il divieto di costruire fabbricati entro la fascia dei 150 metri dal mare.
Quarant’anni di cementificazione selvaggia che hanno recato gravi danni alle nostre coste e sottosviluppato le reali potenzialità del territorio. L’abusivismo edilizio è, purtroppo, una delle piaghe che oltre a deturpare l’ambiente danneggia l’economia. C’è poco da fare, bisogna partire da questo dato certo che è confermato dal fatto che nel 2016 si sono registrati 1.750 nuovi casi scoperti in tutta l’Isola. Sono certamente meno rispetto agli oltre tre mila del 2012, ma sono ancora tanti. I numeri contenuti nel recente studio fatto dalla Regione Sicilia evidenziano come in Sicilia ci siano oltre 400 mila metri cubi di cemento abusivi.
Sul fronte dell’abusivismo edilizio qualche anno fa, eravamo nel 2014, la Procura della Repubblica di Marsala, all'epoca guidata da Alberto Di Pisa, intraprese un percorso netto e di tolleranza zero nei confronti degli abusivi ma anche degli stessi Comuni. Annunciò, infatti, sanzioni pesanti per quelle istituzioni comunali che non avrebbero accelerato l’iter delle demolizioni. Sotto indagine finirono alcuni dirigenti dei settori che si occupano degli immobili abusivi del Comune di Marsala, indagati per omissione d’atti d’ufficio proprio sulle lentezze nelle pratiche per le demolizioni.
Da quella azione forte contro l’abusivismo, per quel che riguarda le demolizioni, sempre su iniziativa della Procura di Marsala, venne firmato un protocollo d’intesa alla Prefettura di Trapani assieme alla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Trapani, gli assessorati Regionali al Territorio e alle Autonomie Locali e i Comuni di Campobello di Mazara, Castelvetrano, Marsala, Mazara del Vallo, Pantelleria, Petrosino e Salemi, i collegi provinciali degli Ordini degli architetti, degli ingegneri e dei geometri. Un protocollo per fissare regole e procedure per la fase esecutiva delle demolizioni ordinate con sentenze passate in giudicato e che la Procura è tenuta per legge ad attivare.
Un aumento, dunque, dei controlli, soprattutto nei confronti delle amministrazioni. Altro aspetto attenzionato dalla Procura di Marsala era quello della omessa acquisizione al patrimonio comunale, con gli immobili già decretati come abusivi ma sui quali non era intervenuta l’acquisizione. In alcuni casi era avvenuta in maniera formale, con la casa che rimaneva a disposizione del proprietario.
In provincia di Trapani, come del resto in tutte le altre province, si va a rilento con le demolizioni. Si è cominciato a Marsala nel lontano 2011 quando è stata eseguita la prima storica demolizione di una casa abusiva costruita in contrada spagnola. Finora sono state abbattute 28 abitazioni su un totale di 509. A settembre era stato affidato il terzo lotto di demolizioni per una ventina di immobili. Ma si continua a rinviare, a Marsala come a Triscina, la spiaggia più abusiva d’Italia, dove sono 400 gli immobili abusivi da abbattere. Ma in tutta la provincia la situazione non è da meno, a Campobello di Mazara, a Marausa, a Trapani.
E a questo punto le domande che ci si pone sono tante. Che fine ha fatto la tolleranza zero annunciata da Di Pisa? Perché le demolizioni non vanno avanti a Marsala e negli altri Comuni? E’ solo un problema di soldi, di mancanza di fondi - le amministrazioni devono prima anticipare la spesa e poi rivalersi sugli abusivi - o c’è altro e magari si attende quella sorta di riforma, in discussione da diverso tempo all’Ars, che se venisse approvata potrebbe bloccare le ruspe anche per case e villette costruite sulla costa, a meno di 150 metri dalla battigia.
Per le 200 mila famiglie in Sicilia che hanno un immobile abusivo si tratterebbe di non sostenere le spese di demolizione e di avere la possibilità di costruire immobili di analoga cubatura. Insomma, quella che sembrerebbe una riforma, ha, invece, le sembianze di una nuova ennesima sanatoria.